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Varro, Marcus Terentius - De lingua latina » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 221

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


avventura se non bene (acciò che niente rimanga senza esser pon-
derato) dir qualche cosa intorno all'inscrizzion dell'opera, la quale il
Sig. Lottario Sarsi intitola Libra Astronomica e Filosofica;
rende poi nell'epigramma, ch'ei soggiunge, la ragion che lo mosse a
così nominarla, la qual è che l'istessa cometa, col nascere e comparir
nel segno della Libra, volle misteriosamente accennargli ch'ei do-
vesse librar con giusta lance e ponderar le cose contenute nel trattato
delle comete
publicato dal Sig. Mario Guiducci. Dove io noto come
il Sarsi comincia, tanto presto che più non era possibile, a tramutar
con gran confidenza le cose (stile mantenuto poi in tutta la sua scrit-
tura) per accommodarle alla sua intenzione. Gli era caduto in pen-
siero questo scherzo sopra la corrispondenza della sua Libra colla
Libra celeste, e perché gli pareva che argutamente venisse la sua
metafora favoreggiata dall'apparizion della cometa, quando ella fusse
comparita in Libra, liberamente dice quella in tal luogo esser nata;
non curando di contradire alla verità, ed anco in certo modo a sé
medesimo, contradicendo al suo proprio Maestro, il quale nella sua
Disputazione, alla fac. 7, conclude così: Verum, quae-
cunque tandem ex his prima cometae lux fuerit, illi semper Scorpius patria
est;
e dodici versi più a basso: Fuerit hoc sane, cum in
Scorpio, hoc est in Martis praecipua domo, natus sit;
e poco di sotto:
Ego, quo ad me attinet, patriam eius inquiro, quam Scor-
pium fuisse affirmo, cunctis etiam assentientibus.
Adunque molto più pro-
porzionatamente, ed anco più veridicamente, se riguarderemo la sua
scrittura stessa, l'avrebbe egli potuta intitolare L'Astronomico
e Filosofico Scorpione, costellazione dal nostro sovran poeta
Dante chiamata figura del freddo animale
Che colla coda percuote la gente;
e veramente non vi mancano punture contro di me, e tanto più gravi
di quelle degli scorpioni, quanto questi, come amici dell'uomo, non
feriscono se prima non vengono offesi e provocati, e quello morde
me che mai né pur col pensiero non lo molestai. Ma mia ventura,
che so l'antidoto e rimedio presentaneo a cotali punture! Infragnerò
dunque e stropiccerò l'istesso scorpione sopra le ferite, onde il veleno
risorbito dal proprio cadavero lasci me libero e sano.


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