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Aristoteles - Ars rhetorica » Persius Flaccus, Aulus - Saturae » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 314

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


falsità degli assunti o nel progresso della dimostrazione: del che egli
non ha fatto niente o pochissimo. La nostra dimostrazione prova che
l'oggetto veduto, essendo disteso per linea retta e costituito fuori
della sfera vaporosa, vicino ed inclinato all'orizonte, necessariamente
si dimostra incurvato all'occhio posto lontano dal centro di essa
sfera vaporosa; ma se quello sarà eretto all'orizonte o molto sopra
quello elevato, del tutto diritto o insensibilmente incurvato ci si rap-
presenterà. La presente cometa per quei primi giorni che si vide
bassa ed inclinata, si vide anco incurvata; fatta poi sublime, restò
diritta, e tale si mantenne, perché sempre s'andò dimostrando in
grande elevazione: la cometa del 77, la qual io continuamente vidi,
perché sempre si mantenne bassa e molto inclinata, sempre si vide
incurvata notabilmente: altre minori, che io ho viste altissime, sem-
pre sono state dirittissime: sì che l'effetto si troverà conformarsi colla
conclusione dimostrata, qualunque volta d'esso si abbiano veridiche
relazioni. Ma sentiamo quanto il Sarsi oppone alla nostra dimostrazione,
e di quanto momento siano le sue instanze.
36. Praeterea non video<, qui fieri possit ut adeo secure asseveret Galilaeus, va-
porosam regionem ipsi Terrae sphaerice circumfundi; cum tamen ipse huiusmodi
vapores altius alicubi elevari quam alibi, constantissime doceat, dum
suam de motu recto sententiam astruere nititur. Immo vero cometas ipsos non
aliunde quam ex his ipsis vaporibus, Terrae umbrosum conum praetergressis,
formatos dictitat. Quid ergo, si hic, vapor a Terrae superficie tribus absit
passuum millibus, ibi vero ultra mille leucas protendatur, an sic etiam sphaerae
figuram servabit vaporosa isthaec regio? Certe qui ad hanc diem sphaerae rudi-
menta tradiderunt, ii mediam aëris partem, quae maxime vaporibus constat (si
quam tamen illa certam figuram servat), sphaeroidalem potius seu ovalem esse,
quam rotundam, docent, cum in iis partibus, quae polis subiectae sunt, vapores
minus a Sole solvantur, eleventurque proinde altius, quam in iis quae aequi-
noctiali circulo et torridae zonae subiacent, ubi a calore finitimi Solis facillime
dissolvuntur. Si ergo vaporosa haec regio sphaerica non est, nec aequis ubique
intervallis a Terra removetur, neque aequalem in omnibus partibus crassitiem
et densitatem servat, caudae curvitas ex eiusdem regionis rotunditate, quae
nusquam est, existere nunquam poterit.
Atque haec de Galilaei. sententia, in iis quae cometam immediate spectant,
dicta sint. Plura enim dici vetat ipsemet, qui, in bene longa disputatione, quid
sentiret paucis admodum atque involutis verbis exposuit, nobisque
plura in illum afferendi locum praeclusit. Qui enim refelleremus quae ipse
nec protulit, neque nos divinare potuimus?> Ad reliqua nunc accedamus
.
Alla dimostrazione, come V. S. Illustrissima vede, viene opposto
dal Sarsi l'essere ella fabbricata sopra un fondamento falso, cioè
che la superficie della region vaporosa sia sferica, la quale egli in
diverse maniere prova essere altrimenti. E prima, egli dice che noi
stessi constantissimamente affermiamo, tali vapori elevarsi più in un
luogo che in un altro. Ma tal proposizione non si trova altrimenti
nel libro del Sig. Mario: v'è ben, che in alcun tempo è accaduto
che alcuni vapori si innalzino più del consueto, ma ciò di rado e per
brevissimo tempo; onde, per tal rispetto, il dire che la figura della
region vaporosa non sia rotonda, è detto arbitrario del Sarsi. Il qual
soggiunge, appresso, l'altra falsità, cioè che noi abbiam detto che
la cometa si formi di quelli stessi vapori che, sormontando il cono
dell'ombra, formano quella boreale aurora; cosa che non si trova
nel libro del Sig. Mario. Aggiunge nel terzo luogo e dice: «Se cotal
vapore in un luogo s'elevasse tre miglia, ed in un altro mille leghe,
domin'se anco in questo modo riterrebbe la figura sferica?» Signor
no, Sig. Sarsi, e chi dicesse tal cosa sarebbe, per mio avviso, un gran
balordo; ma io non trovo niuno che l'abbia mai né detta, né, credo,


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