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Plato - Respublica » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 319

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


circolo, che voi aveste provata l'una delle due conclusioni per altro
mezo. Né mi diciate, avere a bastanza provata l'inegualità di super-
ficie mentre dite che così meglio si collegano le cose inferiori colle
superiori, perché per connetterle basta il semplice toccamento, e voi
stesso più a basso ammettete l'istessa aderenza ed unione quando
bene il concavo sia liscio, e non aspro, tal che frivolissima resterebbe
cotal prova. Né di più forza sarebbe l'altra, quando per avventura
voi pretendeste d'aver provato il ratto degli elementi superiori per-
ché per cotal moto si fanno quaggiù le generazioni e le corruzzioni,
e forse perché per esso viene spinto a basso il fuoco e l'aria supe-
riore, che son pur fantasie fondate appunto in aria; e tardi ci riscal-
deremmo se avessimo aspettare l'espulsione del fuoco verso la Terra
e massime che voi stesso adesso adesso direte ch'ei fa forza all'in su,
e che però spinge, e, spingendo, aggrava in certo modo e più salda-
mente aderisce alla celeste superficie: pensieri e discorsi appunto fan-
ciulleschi, che or vogliono ed or rifiutano le medesime cose, secondo
che la sua puerile inconstanza loro detta.
38. Ma sentiamo con quali altri mezi nel seguente secondo argomento e' provi
l'istessa conclusione. Sed quid ego <adversus Galilaeum argumenta aliunde conquiro, quando ea ipse
mihi abunde suppeditat? Nihil apud illum verius, quam Lunam non asperam
modo esse, sed, alterius Telluris in modum, Alpes suas, Olympum, Caucasum
suum habere, in valles deprimi, in campos latissimos extendi, Lunae certe montes
in Luna desiderari non posse. An non caeleste corpus ac nobilissimum est
Luna? Numquid non longe nobilius quam caelum ipsum, quo veluti curru vehitur,
quod veluti domum inhabitat? Cur igitur Luna tornata non est, sed aspera ac
tuberosa? Stellae ipsae an non, Galilaeo teste, figura varia atque angulari con-
stant? Quid autem inter sublimes substantias nobilius? Addo etiam, ne Solem
quidem, si aspectui credas, hanc adeo nobilem figuram sortitum; dum in illo
faculae quaedam conspiciuntur reliquis longe partibus clariores, quae vel asperum,
vel non aeque undique lumine perfusum, eumdem ostendunt. Quare si nihil haec
Galilaei ratio persuadet, licetque in concavo lunari asperitatem admittere, nemo,
arbitror, negabit, ad eius motum ferri exhalationes atque aërem posse. Asperi-
tatem autem hanc admittendam non esse, non facile probabit Galilaeus. Illud
hoc loco omittendum non est, quod in Epistola 3 ad Marcum Velserum ipse
habet, hoc est, solares maculas fumidos vapores esse, ad motum solaris corporis
circumductos. Vel igitur solare corpus politum est ac laeve, et non poterit huius-
modi vapores circumferre: vel asperum est et tuberosum, atque ita nobilissimum
inter caelestia corpora neque sphaericum est nec politum. Praeterea, in Epi-
stola 2
ad eumdem Marcum ait: «Solem circa suum centrum ad ambientis
motum rotari; corpus autem ambiens ipso etiam aëre longe tenuius esse debet
».
Quare, si corpus solare solidum ad motum circumfusi corporis rarissimi et tenuis-
simi movetur, non video cur postea caelum ipsum solidum motu suo secum rapere
non possit corpus inclusum quamvis tenuissimum, quale est> sphaera elemen-
taris
.
E prima che più avanti io proceda, torno a replicare al Sarsi,
che non son io che voglia che il cielo, come corpo nobilissimo, ab-
bia ancora figura nobilissima, qual è la sferica perfetta, ma l'istesso
Aristotile, contro al quale si argomenta dal Sig. Mario ad hominem:
ed io, quanto a me, non avendo mai lette le croniche e le nobiltà
particolari delle figure, non so quali di esse sieno più o men nobili,
più o men perfette; ma credo che tutte sieno antiche e nobili a un
modo, o, per dir meglio, che quanto a loro non sieno né nobili e
perfette, né ignobili ed imperfette, se non in quanto per murare credo
che le quadre sien più perfette che le sferiche, ma per ruzzolare o con-
durre i carri stimo più perfette le tonde che le triangolari. Ma tor-
nando al Sarsi, egli dice che da me gli vengon abbondantemente
somministrati argomenti per provar l'asprezza della concava super-
ficie del cielo, perché io stesso voglio che la Luna e gli altri pia-
neti (corpi pur essi ancor celesti ed assai più dell'istesso cielo no-
bili e perfetti) sieno di superficie montuosa, aspra ed ineguale; e se
questo è, perché non si deve dire tale inegualità ritrovarsi ancora


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