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Serafino Aquilano - Rime » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 343

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


quelle che reggono si trova una ben profonda ammaccatura e la palla
schiacciata, ma non già liquefatta. Negli uccelli ammazzati con le
migliaruole si ritrovano i grani di piombo dell'istessa figura per
l'appunto: toccherà al Sarsi a render ragione come si liquefacciano
i pezzi di piombo di quindici o venti libre l'uno, ma non quelli che
ne va trentamila alla libra. Che tutto il giorno si trovino tra i vesti-
menti de' nemici le palle diversificate di figura, crederò che alcune
si sieno schiacciate nell'armadura, e tali rimaste tra i panni; altre
possono avere urtato per iscancìo in una celata e perciò allungatesi,
e, giungendo stracche ne' panni di un altro, restatevi senza offen-
derlo: ed in somma possono in una scaramuccia accadere mille acci-
denti, dico senza liquefazione; la quale quando fusse, bisognerebbe
che il piombo, disperdendosi in più minute stille che non fa l'acqua
(come sa il Sarsi), da luoghi altissimi, e però con gran velocità, ca-
dendo, si perdesse del tutto, sì che niente d'esso si ritrovasse. Lascio
star di dire che la freccia e la palla accompagnate dall'aria ardente
doverebbono, la notte in particolare, mostrar nel lor viaggio una
strada risplendente, come quella d'un razo, giusto nella maniera che
scrive Virgilio della freccia di Aceste, che segnò il suo cammino colle
fiamme; tuttavia tal effetto non si vede se non poeticamente, ben
che gli altri accidenti notturni, come di baleni, di stelle discorrenti,
per gran lume si facciano molto cospicuamente vedere.
47. At id quotidie <accidere non videmus. Nempe, neque auctores a nobis
citati affirmarunt, quoties Balearicus fundibularius plumbum funda proiiceret,
solitum illud ex motu liquescere, sed tantum accidisse id non semel, atque ideo
insolitam rem pene miraculo fuisse: nos etiam supra diximus, ad ignem ex
attritu aëris excitandum multam exhalationum copiam in eodem aëre requiri,
quod calidiora facilius ignescant. Sic enim videmus in coemeteriis per aesta-
tem accidere non raro, ut ad alicuius hominis adventum aut ad lenissimi fa-
vonii eventilationem agitatus aër ille, siccis et calidis halitibus infectus, in
flammam statim abeat. Quaenam porro hic corporum duriorum attritio
reperitur? Et tamen ex motu atque attritione levissima aër ille ignescit.
Atque hoc voluit Aristoteles, cum dixit: «Cum autem fertur et movetur hoc,
modo, quacumque contigerit bene temperata existens, saepe ignitur
»: quo
textu satis aperte significat, haec non contingere nisi in iis circumstantiis quas
superius enumeravimus. Quare, si quando is aëris status fuerit ut huiusmodi
exhalationibus abunde ferveat, aio plumbeos orbes, fundis etiam validissime
excussos, suo motu aërem accensuros, atque ab eodem incenso incen-
dendos vicissim fore; non esse proinde, cur Galilaeus ad experimenta
confugiat, cum non nostro haec arbitratu, sed casu, evenire asseramus; perdif-
ficile autem est casum, cum volueris, accersere. Quod si quis forte dixerit,
glandes tormentis bellicis explosas, non ex attritu aëris, sed ex igne vehementis-
simo quo excutiuntur, accendi; quamquam haud ita facile mihi persuadeam, in-
gentem plumbi vim ab eo igne liquescere quem brevissimo temporis momento
vix attigerit, satis hoc loco habeo ostendisse, nullum ab his exemplis Galilaeo
patere effugium ad poëtarum et> philosophorum testimonia evadenda
.
Questo liquefarsi le palle di piombo, che quattro versi di sopra
disse il Sarsi che si conferma con esempli cotidiani, adesso dice acca-
der così di rado, che, come cosa insolita, vien reputato quasi un
miracolo. Or questa gran ritirata ci assicura pur di vantaggio ch'ei
si conosce molto bisognoso di schermi e di fughe; il qual bisogno
va egli confermando colla propria inconstanza, di voler or questa cosa
ed or quella: ora dice che per accender l'aria basta l'agitazione
d'un piccol venticello, ed anco il solo arrivo d'un uomo vivo sopra
un cimiterio di morti; altra volta (come ha detto di sopra, e replica
nel fine di questa proposizione) vorrà un moto veemente, una copia
grande d'essalazioni, una grande attenuazione di materia, e se altra
cosa è che conferisca a questa fattura; ed a quest'ultimo riquisito
sottoscrivo più che a tutti gli altri, sicurissimo che non solo questi


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