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Biblia, 2 Tim » Galilei, Galileo Il Saggiatore - p. 365

Galilei, Galileo

Il Saggiatore


trasparere; onde l'aria trasparentissima è del tutto invisibile, l'acqua
limpida ed i cristalli ben tersi, traposti tra oggetti visibili, poco
per se stessi si scorgono: dal che ci pareva che assai a proposito si
potesse all'incontro inferire, i corpi quanto più per se stessi fusser
visibili, dover esser tanto meno trasparenti; e perché tra i corpi vi-
sibili per se stessi, le fiamme per avventura parevano non esser de-
gli infimi, però giudicammo quelle dovere esser poco trasparenti:
l'autorità poi di Aristotile e de' Peripatetici, aggiunta a questo
discorso, ci confermò nell'opinione. Circa la qual autorità mi par da
notare come il Sarsi le vuol dare altra interpretazione da quella che
apertamente suonan le parole; e dice che intesa bene è verissima,
e che il senso è che i corpi, acciò che si possano illuminare, non de-
von esser trasparenti; e non, che i corpi lucidi non son trasparenti.
Ma se il Sarsi la piglia in quel senso, perché così gli par la propo-
sizion vera, adunque bisogna ch'ei lasci l'altro perché in quello gli
paia falsa (perché quanto alle parole, meglio si adattano a questo
che a quello): tuttavia egli medesimo poco di sotto non pure afferma,
ma con più esperienze conferma, i corpi luminosi impedir la vista
delle cose poste oltre di loro, dove scrive: Nam haec
etiam rerum ul-
tra ipsa positarum aspectum impediunt
, e quel che segue. Ma tornando
al primo discorso, dico che oltre all'autorità de' Peripatetici ci con-
fermò ancora più il veder finalmente per esperienza un vetro info-
cato impedirci assai la vista degli oggetti, che freddo distintamente
ci lascia scorgere, e l'istesso far la fiammella d'una candela, e mas-
sime colla sua superior parte, più lucida dell'inferiore ch'è intorno
al lucignolo, la qual è più tosto fumo non bene infiammato che vera
fiamma. Di più, avendo noi osservato, la grossezza del corpo, ben che
per se stesso non molto opaco, importar tanto, che, v. g., una neb-
bia, la quale in profondità di venti o trenta braccia non ci leva la
vista d'un tronco, moltiplicata all'altezza di 200 o 300 ci toglie del
tutto anco la vista del Sole stesso, pensammo non esser lontano dal
ragionevole il creder che la non trasparenza ed opacità d'una fiamma
non potesse mai essere così poca, che ingrossata in profondità di cen-
tinaia e centinaia di braccia non ci dovesse impedir l'aspetto delle
minute stelle. Concludemmo per tanto, la profondità della chioma
della cometa (che pur bisogna che sia non dirò col Sarsi e suo Mae-
stro 70 miglia, ma al manco tante canne), quand'ella fusse una


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