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Lucretius Carus, Titus - De rerum natura » Lando, Ortensio Paradossi - p. 86

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


una superfluità terrena? Io so che tutti quelli che filosofarno gra-
vemente, non li annoverarno mai fra' beni. Infelici, mal nate, e tra-
vagliose richezze, poi che con tanto affanno siete acquistate, con
lagrime e amari singhiozzi siete perdute, e con angustia e paura
conservate. Scrive Seneca (autor grave e degno di molta fede)
grande esser colui ch'usa e vasi di terra come se di argento fusse-
ro, ma molto maggior essere chiunque adopra l'argento come se di
terra fusse
. Ma vengasi più oltre, e vegasi meglio di qual condizio-
ne sieno le tanto amate richezze, le quali, se tu le spargi, scemano
incontanente, e se le conservi e ben rinchiuse tenghi, elle non ti
fanno punto più ricco, ma ben ti rendono tutto occupato, di mo-
do che tu non ne sei padrone, ma sol guardiano di esse doventi.
Giesù Cristo (quella sapienza infinita) chiamò con la sua santa boc-
ca: «Beati e poveri», e più d'ogn'altro abracciò e favorì la dolce po-
vertà. Molti sommersero le richezze loro, e prudentemente fecero,
avendo temenza di non essere da quelle sommersi, molti le
sprezzarno e molti ancora con accerbissimo odio le perseguitarno.
Non potrei veramente in mille carte discrivere e travagli che di
continuo n'arrecano, e gli inviluppi ne' quali duramente spesso ne
stringono, sì che fortemente mi maraviglio di chi le cerca con tan-
ta ansietà. E da che sono elle in vero da fare? a che giovano, o ve-
ro servir ci possono? Se tu le brami per aver copia de ginetti, cor-
sieri, curtaldi, o de cavalli turchi, certo che troppo stoltamente fai,
essendo il cavallo uno animalazzo ingordo, non mai, né di giorno,
né di notte satollo, superbo, seminario di guerra, il quale o che ad
ogni picciolo inciampo teme e ombreggia, non obedendo né al fre-
no né al sperone, tutto indomito, traboccandoti in mille pericoli, o
vero ch'egli si lascia a guisa di montone reggere da un semplice
fanciullo, stringere il ventre con poca fascia, e porre i chiodi pa-
zientemente ne' piedi. Oh quante dannose incursioni sono state
fatte nelle nostre contrade da barbare nazioni, che fatte non si
sarebbono se cavalli non si fussero mai ritrovati. Ma voi tu vedere
che rea cosa sia e nel cospetto d'Iddio odiosa, il nudrire sì male be-
stie? odi quel che ne dice il Profeta: «Ab increpatione tua Deus,
dormitaverunt qui ascenderunt equos
». Et qualunque non sa
che il porvi sua fiducia sia cosa da uomini d'Iddio nemici, oda e


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