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Aristoteles - De anima » Lando, Ortensio Paradossi - p. 137

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


vo di ardire e di forze, ha la vertù concottrice debile e inferma e
presto muore. Venne già non so che strana fantasia a Timoteo es-
sendo giovinetto di non voler bere vino, il che risapendo Paulo
apostolo, e considerato e pericoli ne' quali l'imprudente giovane si
metteva privandosi di così santo beveraggio, subito gli scrisse che
per ogni modo non mancasse di berne, se non per altro, almeno
per aiuttare il stomaco
, e soccorrere alle molte e spesse infirmità
che patir soleva. Che diranno qui e bevitori d'acqua? Questo non
fu già consilio di Cisti fornaio, o di Novello Tricongio, ma fu di
Paulo vase di elezione, maestro de' Gentili, di quel Paulo dico che
fu rapito al terzo celo, e vidde i gran segreti d'Iddio, tra' quali
per aventura apprese che il vino fusse sopra tutte le cose del mon-
do da istimare e caro tenere. Ma se forse qualche miscredente fa-
cesse poco caso del testimonio di Paulo, considri quel che scritto
n'ho trovato in Galeno e in Oribasio, il vino giovare a' nervi, ri-
sanare gli occhi (il che forse parerà strano a chi letto non ha gli
Aforismi d'Ippocrate), revocare l'appetito a' svogliati, donare ale-
grezza a' contristati, scacciare il freddo da' corpi, provocare
l'urina, rafrenare il vomito, conciliar il sonno, e fare che le crudità
quasi repentinamente si cuochino. È buono ancora secondo Gale-
no per mitigare l'acerba natura de' rabbiosi vecchi; l'animo per
lui di più grandimenti eccita, il corpo per lui tutto si ricrea, e i spi-
riti pigliano vigore. Ben conobbe tanta virtù Ecuba appresso di
Omero, essortando Ettore il figliuolo a ricrearsi col bere da' duri
travagli nella battaglia sostenuti. Così l'avesse Pindaro conosciu-


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