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Tommaso d'Aquino - De unitate intellectus » Lando, Ortensio Paradossi - p. 171

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


pel nascimento de figliuoli, e nella morte loro ridersi, farsi giuochi,
e celebrar triunfi, conoscendo di gran longa miglior la morte che la
vita; e se una barbara nazione priva di filosofia ebbe già
tanta cognizione del vero che la morte sì dolcemente amasse, non
si vergognaremo noi di essere del vivere tanto bramosi? Non disse
il gentil poeta toscano che l'era fin d'una prigione oscura agli ani-
mi gentili?
Paulo apostolo che fu veramente vase della misericor-
dia di Iddio, non desiderava egli morire per essere con Giesù Cri-
sto? E noi per commettere mille eccessi, per aggiunere sempre
colpe a colpe, diverremo della mortal vita tutta via più voluntero-
si? Ezechia disiderava la morte per godere delle bellezze del cie-
lo, e noi pazzi la vita bramaremo per aviluparsi tutta via nelle bru-
tezze del mondo? Simeone ancora (quel giusto e santo vecchio)
di buon cuore bramolla, e noi cechi, senza giudizio, privi in tutto
di discorso, l'odiaremo e mal ne diremo? Non mi penso già io che
senza cagione da' Romani fusse detta letum, anzi perciò credo che
detta ne fusse, perché lieti e contenti ne fa, benché alcuni affuma-
ti grammaticucci dichino essere per antifrasi: o ignoranti noi, poi
che non conosciamo benefizii tanto singolari. Eh, che alegrezza,
che consolazione abbiamo noi in questa misera vita? Qualunque
più longamente campa non vede egli e sente sempre cose di affan-
no, più tosto che di gioia? non è la vecchiezza l'istesso morbo? non
sono e vecchi vivi cadaveri con e suoi catarri, essortandoci la
scrittura divina al spesso ramemorare l'ora del morire, se dalle ma-
le opre e sconci fatti, guardare ci vogliamo? Or da voi stessi pen-


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