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Plato - Cratylus » Lando, Ortensio Paradossi - p. 89

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


di berne, dil che non sapendosi guardare, amazzò il suo caro ami-
co Clito qual teneva in luogo di fratello, arse Persepoli, puose in
croce il medico, e molti altri crudeli eccessi crudelmente comise.
Soviemmi d'aver letto che li Cartaginesi li vietassero a' sol-
dati, a' servi, e al magistrato, mentre durava l'uffizio del reggere la
città. Fu già richiesto a Leotichida a dir la cagione perché sì par-
chi e moderati fussero nel bere i suoi Spartani, a' quali rispose tut-
to ciò farsi acciò che gli altri non avessero a consultare per essi nel-
le loro occorrenze. Cinea ambasciatore di Pirro, la cui dolcissi-
ma favella tanto a ciascun piacque, e tanto al suo signor giovò,
essendo in Arizia e veggendo l'ismisurata altezza di quelle viti,
disse sorridendo che meritamente pendeva la madre da così alta
croce, partorendo sì maligno e pestifero figliuolo come era il vino
.
Debbonsi disiderare le richezze per aver vileggiando le mandrie de'
grassi armenti? per possedere e cortili pieni de polli, per nudrir co-
lumbi, tortorelle, o vero per pascere il bel pavone? Non credo io,
perciò che sarebbe una espressa sciochezza. Sono forse altra cosa
gli armenti che esca de' lupi e rapina de' propri guardiani? e il ra-
legrarsi di sì fatte cose non si può meritamente dir che sia una ale-
grezza bestiale, essendo pel mezo delle bestie causata? Così anche
altro non conosco essere e polli che preda de frodolenti volpi, ci-
bo d'ingordi ucellaci, ruvina de cortili, e distruggimento de granai.
Oh quanto è maggior la molestia loro di quel che imaginare
si possa! buono Iddio, per un uovo, quanto strepito, quanto gri-
dore si sente, e è pur una cosa non sol minuta, ma di qualità an-
cor maligna, imperò che fresco, pel testimonio di Galeno, e della
stessa isperienza volge sozzopra il stomaco, e non fresco lo conta-
mina e distruge. Che dirò delle tortore il cui pianto dà sì gran noia
a chi l'ascolta, e la cui carne sveglia il concupiscibile appetito a chi


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