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Boccaccio, Giovanni - Decameron » Lando, Ortensio Paradossi - p. 92

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


Or su adunque, poi che le facultà cercare non si deveno per simil
cosa, chi sarà sì fuor di senno che non mi acconsenti che almeno
utili sieno per farci far commodamente l'amore e avere copia di
donne belle a trastullo della giovanezza nostra? Io non niegarò gia-
mai che per tal effetto utilissime non sieno avendone tante fiate ve-
duto chiarissime dimostrazioni, il che dir non però posso senza un
estremo mio cordoglio, e ciò nasce per una singolare affezione e ri-
verenza che a questo sesso (mosso da non so qual cagione occul-
ta) ho sempre portato e al presente più che mai porto. Dirò però
arditamente che né anche per questo le doveremo cercare, perciò
che altro non sono gli amori delle vaghe e belle donne che una lo-
senghevol morte, e un dolce veneno che ci trae del senno (quan-
tunque ben sensati siamo). Scrive Oro nel suo libro delle lettere
ieroglifice
che quando gli Egizii vogliono rappresentare l'Amore
rappresentano un laccio, e questo credo io perché quasi
sempre a miserabil condizione ci conduce. Oimé che l'amore è una
troppo amara passione, che ha l'entrata sua ne' cuori nostri pre-
stissima, ma l'uscita tarda, cagion che poi ne naschino copiose la-
grime, sospiri cocentissimi, angoscie e travagli insupportabili. Nè
per altro Alcesimarco plautino volle ch'egli fusse il primo che
trovasse appresso gli uomini l'arte del manigoldo, se non perché vi-
viamo per lui gelosi, per lui crudelmente siamo cruciati, presenti
siamo absenti, e absenti per lui siamo presenti. Fu già ritrovato uno
eunuco che si trastullava al meglio che poteva con l'amata del re
di Babilonia, di cui il misero era molto prima che il re sì forte-


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