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Cicero, Marcus Tullius - De oratore » Lando, Ortensio Paradossi - p. 220

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


pia di vettovaglie e in più vii pregio? e donde procedeva questo
salvo che dalla parca vita ch'essi menavano? Scrivendo Girolamo
delli instituti de' santi padri che nello Egitto mossi da religioso ze-
lo abitavano, narrami che tanto erano innamorati del sobrio e sem-
plice vitto, che solo il gustare cibi cotti veniva reputato lus-
suria; dalla qual narrazione non si scosta punto Gioan Cassiano,
scrivendo de' gesti monastici. Ho io spesse volte letto appresso de'
più antichi medici che li maggiori nostri fussero tanto amici della
sobrietà che la mattina mangiavano solo pane e la sera sol carne
senza altra aggiunta gustavano, e quindi avenire che senza tante
mostruose infirmità longamente campavano. Non per altro i Ro-
mani, gli Arcadi e i Lusitani stettero sì longo tempo senza medici,
se non perché si difendevano dalle infirmità con la vita parca, alla
quale siamo al dispetto nostro spesse fiate costretti di ridursi. Le-
go ne' buoni istorici che andando Tolomeo per l'Egitto, non aven-
dolo potuto seguire i suoi compagni, sostenendo gran fame esser-
si coricato sotto una capanna di contadino, e essergli dato man-
giare un pezzo di pane di segale; giurare allora per Dio che mai
avea gustato più suave vivanda, e ebbe per l'avenire a schifo tutte
le peregrine forme de' preziosi pani per adietro usate. Le donne di
Tratia per aver figliuoli sani, robusti e arditi, non mangiavano al-
tro che latte e ortiche; e le maggiori delizie che avessero i Sparta-
ni nel viver loro era un certo brodo negro come pece liquefatta,
nell'apparecchio del quale non si spendevano tre soldi. Li Persia-
ni, uomini sì ben disciplinati, non aggiungevano al pane altro che
un poco di nasturzio. Artoserse fratello di Cirro essendo
da' suoi nemici volto in fuga, si puose a mangiar fichi secchi e pa-
ne d'orzo, grandimenti dogliendosi d'esser stato sì tardi ad isperi-
mentare vita sì dolce e saporita. Egli è vero che il ventre nostro in-
discretamente ci molesta, e importunamente alle volte chiede, pur


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