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Galenus, Claudius (Pseudo) - De ordine utriusque ordinis » Lando, Ortensio Paradossi - p. 221

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


egli non è sempre importuno creditore, anzi di poche cose, né mol-
to esquisite, lo più delle volte si contenta. Né so io perché tanta cu-
ra si ponga in aver bei grani, e in cercar fornai tedeschi, poi che
tutti gli antichi medici sì constantemente affermano che chiunque
assiduamente gusta il pan d'orzo non sia mai molestato dal dolor
de piedi. L'è pur nel vero abominevol cosa travagliarsi tanti pesca-
tori, e turbar i pesci della loro amata quiete, per sodisfare a que-
sta nostra insaziabil gola; l'è pur cosa brutta vedere per un ven-
traccio che tosto ha da esser cibo de' vermi, affaticarsi tanti cuo-
chi, e spogliarsi e delettevoli giardini per far le salse ad eccitare
l'adormentato appetito; l'è pur cosa strana vedere sudar tanti cac-
ciatori, dormir nelle nevi, giacersi nelle gelate, cavalcare i monti e
scorrere tutti e piani per compiacere alla golaccia nostra, la quale,
incominciando dal vecchio Adamo, hacci in troppo strani laberin-
ti ornai avolti, e noi pur tuttavia vogliamo per condescendere a'
suoi piaceri tolerar per essa tanti disagi, e sofferir tante fati-
che. O misero Filosseno ove avevi tu il cervello quando disidera-
ste il collo di gru per sentir ne' cibi maggior dolcezza
? o tu infeli-
cissimo Apizio che tanto studio vi ponesti, che giovamento e che
bella gloria te n'è risultato? che dirò di te Massimino, che solo
trenta lire di carne mangiavi al pasto? che dirò di te Geta impera-
dore, il qual facevi che le vivande seguitassero l'ordine dell'alfa-
betto, dandoti una volta anseri, anatre e apri, e l'altra pescie, por-
cello, perdici, perna, e quando correva il luogo del F ti si appre-
stavano diligentemente fichi, fagiani, farcimini, et così
; di mano in


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