Lando, Ortensio
Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere
più parole? Per tutto vegonsi indizii di pessima voluntà, legete pur
qual volete delle sue novelluzze. Quando il tristo parlò di Peronel-
la e fece menzione delle cavalle partice volle mostrare alla sem-
plice gioventù inusitati modi di sfogare l'intemperanze nostre; in
quella di Gismonda figlia del prence de Salerno piacqueli di dar
amaestramento alle giovinette vedove che non si stessero con le
mani a cintola, ma rimediassero co' lor buoni avvisi alla paterna
negligenza; col soffione ch'ella poi dette a Guiscardo, insegnò bel
modo di porger segretamente lettere a' suoi amanti, il che fu a Bo-
logna (non è forsi un anno) da una gentil madonna e appreso e leg-
giadramente usato. Non mostra egli nella novella di Andriuola
donna di Gabriotto a maritarsi senza farne e parenti punto con-
sapevoli? e quando scrisse delle comadri e che nell'altra vita non
se ne teneva conto, non fu un insegnarci a far d'ogni erba fascio
senza rispetto avere alle spirituali affinità? Che s'impara dal-
la novella di Ricciardo Minutolo salvo che d'ingannare le troppo
credule e gelose donne? E per tosto conchiuderla, non vi è parte
alcuna di questa scelerata opera dove non intenda qualche brutto
ministerio. E che accade cercar ruffiani o ruffiane per corrumper
l'onestà delle semplici giovanette? abbino pur il Decamerone, quel
leghino e rileghino, e se putte sfacciate non divengono inconta-
nente dite che non abbi senno. Oh inavvertenza de' saggi senato-
ri, oh negligenza de' giusti magistrati! Vietansi i libri di Martin Lu-
terò, vietansi le Prediche di frate Bernardino, proibisconsi l'o-
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