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Alexander Aphrodisiensis - Quaestiones » Lando, Ortensio Paradossi - p. 245

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


più parole? Per tutto vegonsi indizii di pessima voluntà, legete pur
qual volete delle sue novelluzze. Quando il tristo parlò di Peronel-
la e fece menzione delle cavalle partice volle mostrare alla sem-
plice gioventù inusitati modi di sfogare l'intemperanze nostre; in
quella di Gismonda figlia del prence de Salerno piacqueli di dar
amaestramento alle giovinette vedove che non si stessero con le
mani a cintola, ma rimediassero co' lor buoni avvisi alla paterna
negligenza; col soffione ch'ella poi dette a Guiscardo, insegnò bel
modo di porger segretamente lettere a' suoi amanti, il che fu a Bo-
logna (non è forsi un anno) da una gentil madonna e appreso e leg-
giadramente usato. Non mostra egli nella novella di Andriuola
donna di Gabriotto a maritarsi senza farne e parenti punto con-
sapevoli? e quando scrisse delle comadri e che nell'altra vita non
se ne teneva conto, non fu un insegnarci a far d'ogni erba fascio
senza rispetto avere alle spirituali affinità? Che s'impara dal-
la novella di Ricciardo Minutolo salvo che d'ingannare le troppo
credule e gelose donne? E per tosto conchiuderla, non vi è parte
alcuna di questa scelerata opera dove non intenda qualche brutto
ministerio. E che accade cercar ruffiani o ruffiane per corrumper
l'onestà delle semplici giovanette? abbino pur il Decamerone, quel
leghino e rileghino, e se putte sfacciate non divengono inconta-
nente dite che non abbi senno. Oh inavvertenza de' saggi senato-
ri, oh negligenza de' giusti magistrati! Vietansi i libri di Martin Lu-
terò, vietansi le Prediche di frate Bernardino, proibisconsi l'o-


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