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Aristoteles - Physica » Lando, Ortensio Paradossi - p. 257

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


fusse avezzo (sì come vizio non era nelle femine lo congiungersi
con l'uomo): e dove hai tu appreso sì malvagia e diabolica dottri-
na? halla tu forsi appresa da Platone, il quale non fu però molto
miglior da te (e gracchino pur quanto vogliono li platonici moder-
ni)? paionti queste cose da scrivere a' figliuoli, o gentil filosofo che
tu sei, o costumi dilicati? Scrive ancora questo valent'uomo della
sodomia nella sua Politica, et in tal maniera ne scrive che secondo
il giudizio di alcuni (più di me acuti investigatori) come cosa alle
republiche utile l'approva, e pare indubitatamente ch'egli lodi
quelli che tal cosa usano. Permette il tristo e divorzii, nega l'im-
mortalità dell'anima, e concede la felicità nel stato presente.
Scrisse tre libri Dell'anima, e tutto si occupa nel rifiutare l'altrui
openioni (sì come far suole) né altro trar se ne pò, salvo che ella
sen vien di fuori, e non è cavata dalla potenza di essa materia.
Dando poi una diffinizione più tosto esplicativa dell'effetto che
della natura della cosa, non l'avrebbe data il più inetto sofista ch'a-
vesse mai alcuna scuola. Scrisse quattordici libri di Metafi-
sica
: miri chi ha intelletto che frutto ne ricolga. Va egli animosa-
mente or questo or quello tassando per riempir il foglio, credendo
forse per aver arso tanti buoni libri che li suoi furti non si avesse-
ro mai a scuoprire. Scrisse parimenti de' veneni, nella qual cosa
credo fusse assai bene esperto come quello che ad altra parte po-
sto non avesse i studi e indirizzati li pensieri suoi che a' malefizii e
ad ogni sorte di ribalderie. Con veneno poi di tal qualità fatto che
reggere non si potesse salvo che sopra d'una unghia cavallina


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