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Alexander Aphrodisiensis - In De sensibus » Lando, Ortensio Paradossi - p. 265

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


esser oggi uomo al mondo che abbia punto di cognizione delle co-
se passate il quale non sappia che gli giurisconsulti antichi, volen-
do tenere la professione loro in qualche riputazione, avessero or-
dinato certe formole e certi giorni ne' quali si potessero solamen-
te proporre le azioni davanti a' giudici, e quelli ridotti in certi lor
libri, che Fasti chiamavano. Esser poi stato un certo plebeio il qua-
le, sendo lor segretario, rubbò questi fasti e gli divulgò al popolo,
e fu tanto grato questo dono che non ostante ch'egli fusse ignobi-
lissimo il popolo lo fece edile currule. Lo nome di costui non è co-
sì ben noto; credettesi già ch'egli si chiamasse Gn. Flavio, è così
credette l'autore della origine delle leggi, ma e dotti sape-
vano che non fu Flavio. Tuttavia Cicerone, orando contra Sulpitio,
nominò Gn. Flavio autore del dono già sopra detto; dil che, sen-
do poi ripreso da Pomponio Attico, ch'era peritissimo delle anti-
chità romane, se ne scusa così dicendo: «Di Flavio e de' fasti sen-
do altrimenti, è però commune errore; tu certamente ne dubitasti
con ragione, e noi seguittiamo l'upinione quasi publica, come so-
no molte cose appresso de' Greci
». E seguita narrando: «Chi è fra
quelli che detto non abbia Eupoli scrittor di comedie, navigando
in Sicillia, esser stato gittate in mare da Alcibiade, la qual cosa Era-
tostene riprende mostrando ch'egli abbi scritto delle comedie dop-
po quel tempo, e non essere perciò schernito Durio Samio, uomo
nell'istoria diligente, avendo con tanti errato? Chi non ha - dice
ancora similmente -
scritto esser stato Zaleuco legislatore de' Lo-
cresi, e non essere perciò meno istimato Teofrasto sendone di ciò
ripreso da Timeo?
». Queste sono le scuse che fa M. Tullio in dif-
fesa della sua brutta negligenza, ma quanto avrebbe egli fatto me-
glio a pigliare un poco più di fatica per non commettere simili er-
rori, che durarne poscia tanta in raccòrre quelli degli altri per iscu-


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