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Aristoteles - De anima » Lando, Ortensio Paradossi - p. 269

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


il mondo al non esser così precipitoso nell'amare e per dotto isti-
mare questo ignorante di M. Tullio, quantunque (per che si cre-
desse che dotto fusse) vantisi d'aver udito in astrologia C. Sulpitio,
in geometria Sesto Pompeio e molti precettori in dialettica e nel-
la ragion civile
. Maravigliomi io assai come cercasse d'aver nelle ci-
vili leggi tanti precettori poi che si da vanto di farsi in tre giorni
perfetto giurisconsulto. Ma poi che mostrato vi ho ch'egli fusse
ignorante di filosofia, poco dotto nella retorica, mal esperto nella
cosmografia e di più smemorato e trascurato, prima che io faccia
fine di scrivere intendo ancora di farvi cognoscere quanto fusse
mal isterico. Non ho io sofficiente ragione di poter cotesto affer-
mare, poi che non si avede il buon uomo che ne' libri intittolati
dell'amicizia, et della vecchiaia transporti le età, e esser faccia ad
un tempo chi in altro tempo visse? Egli introduce Lelio e Scipio-
ne a parlar con Catone delli duri incommodi che seco ne trae la
vecchiaia. Dimando io: se egli intende del maggior Scipione, come
può Catone disputar della vecchiezza, con ciò sia che alla
morte di Scipione non fusse ancora molto vecchio? e s'egli inten-
de del secondo Scipione nipote del primo e figliuolo di Paulo Emi-
lio, come può far ch'esso ragioni con Lelio giovane, con ciò sia che
Lelio fusse ne' tempi del primo, e con quello di sì stretta amicizia
congiunto che pur gli piacque (come un verace essempio di leale
amistà) introdurgli a parlare insieme nel suo libro intittolato del-
l'amicizia? di modo che sforzato mi pare al suo dispetto o formar
dui Lelii (il che non si truova appresso di alcuno isterico) o ver
commettere disordine facendo parlare Catone come veglio, essen-
do quasi di giovanile età. A queste espresse contradizioni dovea
più tosto por mente che beffarsi di Aristone Chio ch'avesse intro-
dotto Titone a parlare della mala età (che così esso chiama l'età
inchinata e caduca). Non è dubbio che Aristone, quantunque ri-
fuggito si sia alle favole de' poeti, non abbi almeno introdutto per-


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