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Aristoteles - De anima » Lando, Ortensio Paradossi - p. 102

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


ve Valerio Massimo che M. Tullio il qual dir si può meritamente
non solo il padre dell'eloquenza, ma fonte ancora d'ogni bella e va
ria dottrina, in sua vecchiezza stremamente l'odiasse come forse
potissima cagione de' suoi longhi travagli; né veramente crede
rommi che a torto l'avesse in odio, poi che ritrovati si sono molti
altri di chiaro intelletto, qual fu Licinio imperadore, Valen-
tiano, Eraclide litio, e Filonide melitense, li quali chiamarno le
lettere, or publica peste, e ora publico veneno. Silla ancora e Ne-
rone grandimenti si duolsero di averle apprese; ma più d'ogn'altro,
il profeta David parmi aver mostrato il gran bene che dall'essere
ignorante ne risulta, così ne' suoi divini versi dicendo: «Quondam
non cognovi literaturam introibo in potentias Domini, memorabor
iustitiae tuae solius
»: cioè, perché non ho saputo lettere, goderò
delle grandezze de Iddio, ricordevole della sua giustizia. Trovo di
più, nelle scritture sacre, che chi aggiugne scienza aggiugne do-


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