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Plato - Respublica » Lando, Ortensio Paradossi - p. 84

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


e del giustissimo Aristide, li quali per la molta povertà furono mo-
rendo del publico sepeliti; ramentisi ancora la vita di Epaminunda
tebano, nelle cui stanze solo un stidione doppo tante vittorie e
doppo tante spoglie ritrovossi; ricordisi di Paulo Emilio, di Attilio
Regulo, di Qu. Cincinato, di Curio, di Fabrizio, di Cato Elio e di
Marco Manlio. Mi ricordo avere letto in Q. Curtio, che Abdolo-
mino fatto re de' Sidonî sprezzasse incontanente quel regno
(quantunque opulento) e per quel dispregio, ne fusse da' sa-
vi repputato assai maggiore che prima istimato non era: ben mo-
strò egli di conoscere quanti affanni e quante angustie stessero na-
scoste sotto il vano splendore delle richezze, e quanti beni si chiu-
dessero nel seno della povertà
. Il che fu anche ottimamente da
Anacreonte poeta conosciuto il quale, avendo ricevuto in dono da
Policrate tiranno cinque talenti maggiori, due notti stette senza mai
prendere sonno, e finalmente per liberarsi dalla molta molestia,
nella qual per il dono posto si ritrovava, gli restituì al tiranno, con
parole degne d'un animo che potesse fare in sì umil fortuna un co-
tal rifiuto. Certo chiunque è povero in vita, è sempre lieto nella


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