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Cicero, Marcus Tullius - De oratore » Lando, Ortensio Paradossi - p. 106

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


che direste Aristotele se ora vedessi la destrezza che nel comman-
dare e eseguir usa la signora donna Cornelia Piccolomini contessa
d'Aliffe? Penso indubitatamente che direste: «Per lei non scris-
si, né per lei tal assunto presi», e ti maravigliareste di vedere in una
giovane donna previdenza infinita delle cose che avenir possono,
maiestà nell'appresentarsi, severità nel corregere, mansuetudine nel
conversare, e liberalità nel remunerare chi di buon cuore le
serve. Ma di lei per ora non parlerò più, forse che un giorno mia
penna manifestare meglio al mondo le sue divine qualità, e alle let-
tere fo ritorno, le quali sono veramente produttrici de strani e do-
lenti effetti. Vego io senza fallo quasi tutti e suoi seguaci tristanzuo-
li, tisicuzzi, fracidi, catarrosi, e per conseguente di volto stamp-
ato del colore di morte, d'una difficile e viziosa natura, pieni
d'alterezza, colmi d'orgoglio, sprezzatori delle dolci conversazioni,
nemici mortali delle donne che suono però (quando buone si ri-
trovano) l'onore e la gioia del mondo. Vantadori di più, sospetto-
si, lunatici, bugiardi, e perché nostro Signor Iddio previdde che ta-
li esser doveano, quali ve gli ho in poche parole dipinti, lasciò che
la scrittura santa amorevolmente n'ammonisce al non essere se non
sobriamente dotti, temendo che se troppo nelle dottrine ci profun-
dassimo, non cadessimo in mille gravi danni; nella quale troviamo
ancora scritte queste parole: «Noli altum sapere, sed time», non


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