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Biblia, Act » Livius, Titus - Ab Urbe condita » Lando, Ortensio Paradossi - p. 107

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


volere sapere uomo né investigare le cose alte, ma sta in timore. E
Paulo apostolo non mostra egli d'aver sprezzato ogni letteratura
poi che Cristo conobbe? Non scrisse egli a' Corinti che nulla vole-
va sapere fuor che Cristo crucifisso? E che non era venu-
to instrutto di umana sapienza, né di artificio retorico? Non dice
similmente la scrittura che la scienza gonfia? Se gonfia, e non
edifica gli animi in Dio, che ne vogliamo noi fare? Non si afferma
ancora nella medesima che la sapienza di questo mondo è nel co-
spetto d'Iddio una mera stoltizia
, e chiunque cercherà le cose alte
sarà oppresso dalla gloria
, ammonendoci nell'Ecclesiastico a non
cercar cose sopra la capacità degli intelletti nostri? Non minaccia
Iddio per bocca del profeta di voler distruggere la sapienza de' sa-
vi, e riprovare la prudenza de' prudenti? Crederò io esserci chi du-
biti che la scienza non sia invenzione del dimonio, poi che dimo-
nio voi dir sciente? Non leggiamo noi ch'egli promise al troppo
credulo Adamo la scienza del bene, e del male, se voleva asaggia-
re del pomo che Dio le avea proibito? Afferma pur Platone che
un maligno spirito detto per nome Teuda, fusse della scienza in-
ventore, donde credo io nasca che gli uomini dotti sieno sempre
maligni, invidiosi, sediziosi, e l'un cerchi sommergere e oscurare la
gloria dell'altro, sempre arabbiati, insidiosi, vendicatori, se non con
l'arme, almeno con satire bestiali, con distichi mordaci, con iam-
bici crudeli, e con furiosi epigrammi. Qualunque dubita che rea
cosa non sieno le lettere, dicami per cortesia, se fusser buone
li prìncipi soffrirebbono d'averne tanta caristia? Noi sappiamo pur
come sono curiosi investigatori delle cose buone. Credo io certo,
poi che la robba e il sangue togliono sì spesso a' poveri vasalli, co-
sì gli torrebono anche le lettere, se conoscessero che di giovamen-
to o di delettazione alcuna fussero; e anche penso che il gran co-
leggio de' Cardinali se elle fussero punto amabili, o di sé desiderio
alcuno movessero, non ne patirebbe tanto difetto quanto ne pate.


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