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Ocellus Lucanus - De universi natura » Lando, Ortensio Paradossi - p. 114

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


l'aggiunta delle dottrine, non potessero virtuosamente operare; al-
la qual cosa non mi saprei giamai opporre, anzi, in molti modi co-
stretto mi sento di confessare che le lettere con qualunque altra
professione congiunte gli arechino sempre malissimo augurio. Non
cessarò adunque, fin che spirito nel petto mi senta, di esortar al-
trui a lasciarle, a biasimarle, a odiarle, a perseguittarle, e darle da
ogni luogo eterno bando. O Dio perché non si fa un general di-
vieto che chi parla di lettere sia rigidamente punito, e qualunque
tocca per leggere libro veruno, sia con ogni grave supplizio casti-
gato? Con simil decreto si vieti carta, penne, inchiostri, e calama-
ri. Guastassersi anche le stampe, a ciò che tolte via le lettere, si to-
gliesse ancora l'infelicità che da quelle nasce; la qual parmi che non
sol afflighi i seguaci loro, ma che porga ancora danno a' luoghi do-
ve ragunar si sogliono le academie. Vadisi un poco diligentemente
cercando per tutte le città che mantengono studi, vadisi a Siena, a
Pisa, a Salerno, a Catania, a Padova, a Pavia, e vedretele tutte o po-
vere, o sediziose, o squallide, o calamitose, vedretele divenute par-
tecipi della mala sorte de' litterati. Meglio è adunque d'essere igno-
rante che dotto; meglio è odiare le lettere che amarle. Non
si confondino, né si arosischino oramai più gli ignoranti nostri, de'
quali (la Dio mercé) veggio infinita esser la schiera; anzi ralegrinsi
di buon cuore, Iddio ringraziandone e aventurosa cosa reputando
il non saper nulla. Sovenga lor che Socrate allora fusse dall'ora-
colo giudicato savio, quando confessò di non saper cosa alcuna.
Sovenga loro il detto di Aurelio Agostino: «Lievansi gli indotti e
rubbano il ciclo, e noi con le dottrine nostre siamo sommersi nel
profundo
». Sovenga lor quel che disse nella storia delli Apostoli
Festo giudice a Paulo, che le molte lettere l'aveano fatto dal sen-
no uscire
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