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Galenus, Claudius - De oculis » Lando, Ortensio Paradossi - p. 118

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


Moncada perduto ch'egli ebbe un occhio perde egli per questo
una sol dramma del suo valore? Non già, per quanto s'è veduto ne'
successi. È certamente follia espressa, a credere che la cecità fusse
mai di nocumento alcuno. Tobia divenuto ceco, non fu me-
no d'Iddio temente e amorevole che prima si fusse. Ho io alcune
volte a dilungo favellato con molti cechi li quali, m'hanno giurato,
non essersi mai doluti di tal accidente, ma sempre averne Iddio
ringraziato, perciò che se più volevano per loro bisogne gir in Spa-
gna, non vedevano con sì mal stomaco l'affettado e vantador spa-
gnuolo, e in Alemagna andando, non vedevano quei volti fieri, né
quei abiti pieni di succidume; e di lor vi fu chi mi raccontò esser
stato in Inghilterra poi che perduto avea la luce, e aver sentito as-
sai minor molestia, non avendo potuto veder in viso il dispettoso
e inospitale inglese. Parevami certo mentre favellava, tutto pien di
gioia quasi fra sé dicesse: «Se ora mi accaderà di gir più alla corte
di Francia, lodato Iddio, che non vedrò il sgarbato vestir di quel-
la ricca corte da mal concertati colori distinto, non vedrò più un
numero infinito de paggi sì unti e bisunti, che ciascun di loro con-
dir potrebbe il calderone d'Altopascio; non mi vedrò (ancor che
sentir lo possa) urtar ad ogni passo da sì gran carovana de cuochi,
guatteri, carettieri e vetturali; e se svolgerò i miei pensieri (sì come
solito era di fare pria che mi accecassi) al visitar l'Italia, non vedrò
in Lombardia per difetto delle lor divise voglie tanti belli
edifizii dirupati, e tante amene ville distrutte; non vedrò il
goloso e lussurioso milanese, non l'avaro pavese, non il litigioso
piacentino, non il bizarro parmegiano, non il biastemiator cremo-
nese, non l'ocioso mantovano, non l'orgoglioso ferrarese, non ve-
drò il cicalon fiorentino, non vedrò il bugiardo e simulator bolo-
gnese, non l'usurario di Genova, non e capi sventati di Modena,
non il superbo luchese». E dissemi più volte, prima che terminas-
se l'incomminciato ragionamento, che ora gli pareva d'esser trop-
po aventuroso poi che ritrovandosi l'anno passato in Roma non
vidde più la faccia d'infinite meretrici che a guisa di reine triunfa-


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