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Aristoteles - Physica » Lando, Ortensio Paradossi - p. 120

Lando, Ortensio

Paradossi, cioè sentenze fuori del comun parere


nima gli rubbassero, e che la morte gli era entrata nel cuore per le
fenestre
, cioè per li occhi, che altro non sono che le fenestre del-
l'animo, al quale, velocemente senza inciampo trovare, tutto ciò
che veggiono rapresentano. Il Salmo ancora n'avertisce a svolger
altrove gli occhi nostri, perché non veggiano le vanità del mondo
.
Canta il gentil poeta nel suo poema: «Ut vidi, ut perii», come su-
bito viddi, rimasi morto. Vidde già David la bella Bersabe'
una e un'altra fiata e talmente se gli svegliò il concupiscibile appe-
tito, talmente da' lascivi sguardi preso rimase, che gli ne seguì po-
co men che morte. Il medesimo quasi avenne a me, quando ne'
miei più verdi anni, prima mirai i vivi raggi della donna mia: allo-
ra sì, che mi parve sentire al cuore colpi più che mortali, allora il
mio libero arbitrio divenne al tutto servo, e se la bontà d'Iddio
(che mai vien meno) non mi soccorreva, ero in tutto perduto. Ma
di questo non parlo più, e alle celesti scritture faccio ritorno, le
quali con efficacissime parole n'essortano al trarci gli occhi, se per
aventura ci scandalizano et offendono. Ma quando avien mai che
da quelli offesi non siamo? Vo più oltre cercando le commodità
che dall'esser ceco risultano, e infinite le ritrovo, perciò che cechi
fatti, non ci fanno più di mestieri né colirii, né occhiali, né specchi
cristallini; non s'ha da temere cavalcando per le nevi che la bian-
chezza la vista non disgreghi e distrughi, non accade per opra de'
dotti fisici rimediar più all'oftalmia, alla dilatazione della pupilla,
alla scotomia, alle imagini, alle cataratte, all'ungula, alla perla, alla
lagrima, all'epifora, alla lippitudine, e a molte altre infirmila che gli
occhi sogliono troppo nemichevolmente infestare. Non accade stil-
lar più acqua di ruta, di fenocchio, di salvia, di verbena, di
chelidonia, non fa più mestieri l'aloè nel vino infuso, né meno la
tuzia; non s'han più di bisogno bianchi d'uova, né pillule lucis.
Meglio è adunque l'esser ceco che illuminato, poi che il ceco nul-
la vede che l'affliga e tormenti, e chi vede ha del continuo per
ogetto chi l'è cagione d'infinita molestia, chi le procura angoscia e
chi le da materia d'accerbissimi dolori. Quanto dispiacere credia-


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