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Aristoteles - De iuventute et senectute » Ripa, Cesare Iconologia - p. 262

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione d'Imagini delle Virtù, Vitii, Affetti, Passioni humane, Corpi celesti, Mondo e sue parti [1611]



Invidia.

Donna vecchia, brutta e pallida, il corpo sia sciutto, con gl'occhi bie-
chi, vestita del colore della ruggine, sarà scapigliata et fra i capelli vi sa-
ranno mescolati con alcuni serpi, stia mangiando il proprio core, il quale
terrà in mano.
Si dipinge vecchia, perché, per dir poco, ha havuta lunga et antica ini-
micitia con la virtù.
Ha pieno il capo di serpi in vece di capelli, per significatione de' mali
pensieri, essendo ella sempre in continua rivolutione de' danni altrui et ap-
parecchiata sempre a spargere il veleno ne gl'animi di coloro con i qua-
li senza mai quietare si riposa, divorandosi il core da se medesima, il che
è propria pena de l'invidia. E però disse Iacomo Sanazaro:
L'invidia figliuol mio se stessa macera
E si dilegua come agnel per fascino
Che non gli vale ombra di cerro o d'acera.


Invidia.

Pallido ha 'l volto, il corpo magro e asciuto
L'occhi son biechi e ruginoso è 'l dente,
Il petto arde d'amaro fele e brutto
Venen colma la lingua, né mai sente
Piacer alcun, se non dell'altrui lutto
Allor ride l'Invidia, ch'altrimente
Si mostra ogn'hor adolorata e mesta,
E sempre all'altrui mal vigila e desta.


Invidia.

Donna vecchia, mal vestita del color di ruggine, si tenga una mano
alla bocca, nel modo che sogliono le donne sfacendate in bassa fortu-
na, guardi con occhio torto in disparte, haverà appresso un cane magro,
il quale, come da molti effetti si vede, è animale invidiosissimo e tutti gli
beni de gl'altri vorrebbe in sé solo, anzi racconta Plinio nel lib. 25. cap. 8.
che, sentendosi il cane morso da qualche serpe, per non restar offeso ma-
gna una certa herba insegnatagli dalla natura et per invidia nel prenderla
guarda di non essere veduto da gl'huomini.
È mal vestita, perché questo vitio ha luogo particolarmente fra gl'huo-
mini bassi e con la plebe.
La mano alla bocca è per segno ch'ella non noce ad altrui, ma a se stes-
sa e che nasce in gran parte dall'otio.

Invidia.

Un veleno è l'invidia che divora
Le midolle et il sangue tutto sugge,
Onde l'invido n'ha debita pena
Perché mentre altrui sorte l'accora
Sospira freme e come leon rugge
Mostrando ch'ha la misera alma piena
D'odio crudel che'l mena
A veder l'altrui ben con occhio torto,
Però dentro si fa ghiaccio e furore
Bagnasi di sudore,
Che altrui può far del suo dolor accorto,
E con la lingua di veleno armata
Morde e biasma sempre ciò che guata,
Un pallido color tinge la faccia,
Qual dà del duol interno certo segno
Et il misero corpo divien tale
Che par che si ditrugga e si disfaccia,
Ciò che vede gli porge odio e disdegno,
Però fugge la luce e tutto a male
Gli torna e con eguale


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