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Vergilius Maro, Publius (Pseudo) - Catalepton » Ripa, Cesare Iconologia - p. 447

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione d'Imagini delle Virtù, Vitii, Affetti, Passioni humane, Corpi celesti, Mondo e sue parti [1611]


overo legno da misurare et nella destra un freno.
Questa figura si rappresenta per la Dea Nemesi, onde si dice esser fi-
gliuola della Giustitia et si veste di bianco per la ragione detta.
L'ali dimostrano la velocità et la prestezza che si deve adoprare in
punire i malvaggi et in premiare i meritevoli.
Il freno et il passo da misurare significa che ella raffrena le lingue et
l'opre cattive, misurando il modo che né la pena, né la colpa ecceda so-
verchiamente, ma che serbino insieme conveniente misura et proportio-
ne, il che si osserva nell'antica legge, pagando ciascuno in pena l'occhio
per l'occhio, il piede per lo piede et la vita per la vita.

Purità.

Vedi Innocenza.

Purità.

Giovanetta vestita di bianco, con una Colomba in mano.
Giovanetta si dipinge la Purità, perché sta ne' cuori teneri, dove non
ha ancora fatte le radici la militia, et il vestimento bianco e tal disposi-
tione di mente convenevole, come la bianchezza più d'alcun altro colore parte-
cipe della luce, della quale nessun accidente sensibile è più puro et perfetto,
mostrandosi ancora in questo modo la purità essere più di tutte le altre
virtù alla divinità somigliante.
La Colomba bianca ci dimostra la simplicità et purità della vita et
col colore ch'essa con ogni delicatezza mantiene et col costume naturale
che è di godere con singolar purità il suo compagno, senz'altro desidera-
re o volere per fine de' naturali desiderii d'Amore.

Purità et sincerità d'animo.

Donna vestita di bianco, per la ragione detta in altri luoghi et
che tenghi con bella gratia un Gallo.
Il Gallo, come riferisce Pierio Valeriano lib. 24., appresso gli Antichi
significava la purità et sincerità dell'animo, onde Pitagora comandò a'
suoi Scolari che dovessero nutrire il Gallo, cioè la purità et sincerità de
gli animi loro, et Socrate, appresso Platone, quando era per morire lasciò
nel suo testamento un Gallo ad Esculapio, volendo in quel modo mostra-
re il saggio Filosofo che rendeva alla divina bontà curatrice di tutti i ma-
li l'anima sua pura et sincera come era prima. Onde Giulio Camillo nel
fine della canzone in morte del Delfin di Francia così disse:
Ma a te Esculapio adorno
Ei sacrò pria l'augel nuncio del giorno.


Querela a Dio.

Donna vestita d'un candido velo, che havendo il viso mesto et
lagrimevole rivolto al cielo et la mano destra al petto mostri l'altra
mano esser morsicata da fieri et velenosi serpenti.


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