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Boccaccio, Giovanni - Decameron » Ripa, Cesare Iconologia - p. 58

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione d'Imagini delle Virtù, Vitii, Affetti, Passioni humane, Corpi celesti, Mondo e sue parti [1611]


quei popoli le leggi, et insegnò loro le lettere come scrive Marco Tullio
nel 3 libro della Natura de gli Dei, et volse che la prima lettera dell'al-
fabeto fosse l'Ibi, sì come dice Plutarco nel libro de Iside et Osiride, et
Ovidio nel 2 libro delle Trasformationi scrive che Mercurio fuggendo
insieme con gli altri Dei l'impeto di Tipheo gigante si converse in una
Cicogna.
Potrebbesi in luogo ancora delle Cicogne dipingere due Galli, per la
convenienza che ha Mercurio, Dio della facondia et del parlare, con la
vigilanza, la quale si dinota con il Gallo.
Con il Cadueceo si dice che Mercurio, (secondo i Gentili) suscitasse i
morti, come l'eloquenza suscita le memorie de gl'huomini.
I talari et le penne, mostrano la velocità delle parole, le quali in un
tratto spariscano, però Homero chiama quasi le parole veloci, alate et
c'han le penne, et chi vuol vedere più diffusamente queste e simili altre ra-
gioni delle penne di Mercurio et de gl'altri suoi portamenti, potrà leggere
(oltre che molti ne scrivono nella lingua Latina) il Boccaccio che nella no-
stra non manca con diligenza.

Carro di Venere.

Venere si dipinge giovane, ignuda et bella, con una ghirlanda
di rose et di mortella et in una mano tiene una conca marina.
Fu Venere rappresentata nuda per l'appetito de gli lascivi abbraccia-
menti, overo perché chi va dietro sempre alli lascivi piaceri rimane spesso
spogliato et privo d'ogni bene, percioché le ricchezze sono dalle lascive
donne divorate et si debilita il corpo et macchia l'anima di tal bruttura
che niente resta più di bello.
Il mirto et le rose sono consecrate a questa Dea, per la conformità che
hanno gl'odori con Venere et per l'incitamento et vigore che porge il
mirto alla lussuria, che però Futurio Poeta Comico, mentre finge Digo-
ne meretrice, così dice:
A me porti del mirto acciò ch'io possa,
Con più vigor, di Venere oprar l'armi.

La conca marina che tiene in mano mostra che Venere sia nata del
mare, come diffusamente si racconta da molti.
Il suo carro, secondo Apuleo, è tirato dalle colombe, le quali (come si
scrive) sono oltre modo lascive, né è tempo alcuno dell'anno, nel quale
non stieno insieme ne i lor gusti amorosi.
Et Oratio, Ovidio et Statio dicono che Venere è tirata da i cigni, per
dimostrare che i gusti de gl'amanti sono simili al canto del cigno, il qua-
le è tanto più dolce quanto quello animale è più vicino al morire, perchè
tanto più gode l'innamorato quanto più pena in amore.
Per fare alquanto differente questa figura il Giraldi scrive che Venere
si rappresenta, come ho detto, sopra d'un carro tirato da due cigni e
doi colombe, nuda, col capo cinto di mortella et con una fiamma al pet-
to, nella destra mano tiene una palla, overo un globo, in forma del mon-
do, et con la sinistra tre pomi d'oro et dietro gli sono le tre Gratie con
le braccia avviticchiate.
Il globo mostra esser Venere dominatrice et conservatrice dell'universo.
Li tre pomi sono in memoria del giuditio di Paride a lode della sua
singular bellezza.
Le Gratie sono le damigelle di Venere che allettano et corrompono
facilmente gl'animi non bene stabiliti nella virtù.


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