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Varro, Marcus Terentius - luogo non identificato » Ripa, Cesare Iconologia - p. 63

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione d'Imagini delle Virtù, Vitii, Affetti, Passioni humane, Corpi celesti, Mondo e sue parti [1611]



Carro di Plutone.

Huomo ignudo, spaventoso in vista, con una ghirlanda di cipresso in
capo, tiene in mano un picciolo scettro et una chiave, stando sopra
un carro da tre ruote et è tirato da tre ferocissimi cavalli, de i quali (se-
condo che dice il Boccaccio lib. 8. della Geneologia delli Dei) uno si chia-
ma Meteo, il secondo Astro et il terzo Novio et per far meglio che sia
conosciuta questa figura di Plutone li metteremo alli piedi Cerbero nel
modo che si suole depingere.
Dipingesi nudo per dimostrare che l'anime de' morti che vanno nel
Regno di Plutone, cioè nell'Inferno sono prive di ogni bene et di ogni com-
modo, onde il Petrarca in una sua canzone, così dice a questo proposito:
Che l'alma ignuda e sola
Convien che arrivi a quel dubbioso calle.

Spaventoso si dipinge percioché così conviene essere a quelli che han-
no da castigare li scelerati, secondo che meritano l'errori commessi.
Gli si dà la ghirlanda di cipresso, per essere quest'arbore consecrato a
Plutone, come dice Plinio nel lib. 16. dell'Historia Naturale et gli antichi
di detto arbore gli fecero ghirlande per esser pianta trista et mesta, essen-
do che come una volta è tagliata più non germoglia.
Il picciolo scettro che tiene in mano dimostra ch'egli è Re dell'ultima
et più bassa parte dell'universo.
La chiave è insegna di Plutone, percioché il regno suo è di maniera
serrato che nessuno può ritornare di là, onde Virgilio nel 6. dell'Enei-
de
così dice:
Sed revocare gradum, superasque evadere ad auras
Hoc opus, hic labor est: pauci quos aequus amavit
Iuppiter,
etc.
La carretta dimostra i giri di quei che desiderano arricchire per esser
Plutone da gl'antichi tenuto per Dio delle ricchezze.
È guidata da tre ruote per dinotare la fatica et il pericolo di chi vi va
d'intorno et l'incertezza delle cose future.
De i tre cavalli, come habbiamo detto, il primo, che si chiama Matteo,
viene (come dice il Boccaccio nel luogo citato) interpretato oscuro, affin-
ché si comprendi la pazza deliberatione d'acquistare quel che poco fa me-
stiero con la quale è guidato overo cacciato l'ingordo. Il secondo è det-
to Adastro che suona l'istesso che fa nero, accioché si conosca il merore
di quello che discorre et la tristezza et la paura circa i pericoli che quasi
sempre vi stanno intorno. Il terzo vien detto Novio, il quale vogliano che
significhi tepido, accioché per lui consideriamo che per lo temere de' peri-
coli alle volte il ferventissimo ardore di acquistare s'intepidisce.
Gli si mette a canto il can Cerbero con tre fauci per essere guardiano
dell'Inferno, essendo d'incredibile fierezza et divoratore del tutto, di cui


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