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Plato - Gorgias » Ripa, Cesare Iconologia - p. 137

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione d'Imagini delle Virtù, Vitii, Affetti, Passioni humane, Corpi celesti, Mondo e sue parti [1611]


riposa sopra un globo, intorno al quale sono quattro picciole figure,
che le presentano una dell'uve, l'altra delle spighe di grano, con una coro-
na di fiori, la terza un vaso pieno di liquore e la quarta è la Vittoria con
un ramo di palma con lettere:   Tellus stabilis.

Elementi secondo Empedocle.

Empedocle Filosofo disse essere i principii i quatro elementi, cioè il
fuoco, l'aere, l'acqua et la terra, ma con due principali potenze, ami-
citia et discordia, l'una delle quali unisce, l'altra separa, da altri dette com-
binationi possibili et impossibili; le sue parole greche tradotte poi in La-
tino son queste in Diogene Laertio.
Ζεὺς ἀργὴς ἤρητε φερὲσβιος, ηδ' ἀιδωνεὺς
Ηῆσις θἡδακρύοις ἐπικροῖ ὄμμα βρότειον

Iuppiter altus et alma soror Iuno atque potens Dis.
Et Nestis lacrimis hominum quae lumina complet.

Che furono volgarizati da Selvaggio, Academico occulto, in cotal gui-
sa, se bene nel secondo et ultimo verso è alquanto lontano dal testo Gre-
co et Latino: O di quattro radici delle cose.
Giove alto, alma Giunone e Pluto ricco,
E Nesti che di pianto n'empie i fiumi.

Ond'egli Giove parimente intende per lo fuoco che è sopra l'aere et
chiamalo fisicamente Giove, percioché niuno maggiore giovamento al-
tronde si riceve che dal fuoco. L'alma Giunone intende per lo aere et in
questo molto con esso lui si concordano i Poeti, i quali fingono Giunone
moglie et sorella di esso Giove, atteso quasi l'istessa qualità o pochissima
differenza dell'uno et dell'altra, onde Homero nel suo linguaggio disse:
Iunonem cano aurithronam, quam peperit Rhea
Immortalem reginam, excelsam formam habentem,
Iovis valdisoni sororem, uxoremque,
Inclytam, quam omnes beati per longum Olympum
Laeti honorant simul cum Iove oblectante fulminibus.

Pigliasi poi il padre Dite per la terra et è chiamato Plutone, cioè Re
et Signore ricco della terra, percioché in essa sono riposti i più pretiosi te-
sori et da lei si cava oro, argento et ogn'altro metallo.
Nesti ultimamente si mette per li fiumi, cioè per lo generare dall'acque.
Né voglio in questo luogo tralasciare un Epigramma di Gio. Zarattino
Castellini, altra volta nominato, nel quale con sensi mistici, di Empedocle,
in forma di enigma, espone come alla morte d'un rosignuolo intervenne-
ro tutti gli elementi, mentre egli stava cantando in cima d'un alloro a piè
del quale scorreva un rivo d'acqua.
Dum priscum tenerae Philomela in vertice Daphnes
Ploraret querulo gutture maesta dolum
Perculit incautam crudeli vulnere Pluto,
Quam Iuno haud potuit sustinuisse diu.
In lacrimas Nestis cecidit moribunda propinque
Nestis et in lacrimis funditus interiit.
Extinctam lento combussit Iuppiter estu.
In vivo tumulo sic tumulata fuit.


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