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Biblia, Ecl » Ripa, Cesare Iconologia - p. 158

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione d'Imagini delle Virtù, Vitii, Affetti, Passioni humane, Corpi celesti, Mondo e sue parti [1611]


la quale sia terminata da alcune nuvole di tutte le bande, dalle quali
cada in giro sino a terra una catena d'oro; così è descritta nell'ottavo libro
dell'Iliade et significa, secondo che riferiscono Macrobio et Luciano, la
cogiuntione et il legamento delle cose humane con le divine et un
vincolo dell'humana generatione col sommo fattore suo, il quale, quando li
piace, tira a sé et fa inalzare le nostre menti al più alto cielo, ove mai al-
trimente non potremo arrivare al nostro sforzo terreno; però il divin Pla-
tone volse che questa catena fusse la forza dello spirito divino et del suo
ardore celeste, dal quale sono bene spesso rapiti gl'animi di gran valore a
segnalate imprese.
Si veste di lino, perché come racconta Piero Valeriano nel lib. 40.,
gl'antichi Sacerdoti Egittii ponevano il lino per lo fato, rendendone ra-
gione che come il lino è frutto et parto della luna, così anco sono i mor-
tali, soggetti alle mutationi del cielo. Et questa, come anco la seguente
imagine, habbiamo descritta conforme alla superstitione de' gentili, essen-
do cosa illecita a noi Christiani credere il fato, come diffusamente insegna
S. Tomasso contra Gentiles lib. 3. cap. 93.

Fato.

Huomo vestito di panno di lino, per la ragione sopradetta, haverà in
capo una stella, nella man destra il Caduceo di Mercurio, nella si-
nistra una conocchia col fuso, ma che il filo sia tronco nel mezzo.
Le raggioni che si assegnano alle dette cose sono queste primieramen-
te, perché il fato si tiene per divolgata opinione de savii della gentilità, che
consiste nella dispositione delle stelle et che tutti i nostri humani affari
et importanti negotii trapassino, secondando il moto d'esso, però sopra
il capo, come dominatrice, si dipinge la stella detta.
Il Caduceo denota la potestà del fato, overo un certo divino spirito o
moto per lo quale non solamente la mente nostra, ma tutte le cose crea-
te, ancora dicevano esser mosse et governate et credevano di più i gen-
tili che fusse un certo vincolo, co 'l quale noi venissimo obligati et ristret-
ti con l'istesso Dio et che con noi la necessità di questo medesimo adunas-
se tutte le cose.
Lo dipingevano con la conocchia et co'l fuso, perché così si mostra il
debolissimo filo de' nostri giorni, attaccato alle potenze del cielo.

Favore.

Gl'antichi fingevano un giovane ignudo, allegro, con l'ali alle spalle,
con una benda a gli occhi et co' piedi tremanti, stava sopra una ruo-
ta. Io non so vedere per qual altro fine così lo depingessero, se non per di-
mostrare i tre fonti onde scaturiscono et derivano tutti i favori. Il primo
è la virtù, significata per l'ali da gl'antichi spesse volte per mantenere la


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