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Dionysius Periegetes - Orbis descriptio » Ripa, Cesare Iconologia - p. 164

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione d'Imagini delle Virtù, Vitii, Affetti, Passioni humane, Corpi celesti, Mondo e sue parti [1611]


Il cuore in mano con la candela accesa mostra l'illuminatione della
mente nata per la Fede, che discaccia le tenebre dell'infedeltà et dell'
ignoranza, dicendo S. Agostino sopra S. Giovanni al capitolo nono: Ce-
citas est infidelitas et illuminatio fides.
Però per antica ceremonia nel sacrifi-
cio della Messa et in altri atti Ecclesiastici si vede l'uso de' lumi et del-
le torcie accese del che diffusamente tratta Stefano Durante, de Ritibus
Eccl.
lib. 1. cap. X.

Fede nell'Amicitia.

Donna vecchia et canuta, coperta di velo bianco, col braccio de-
stro disteso et d'un altro velo sarà coperta la destra mano.
Tiene coperta la mano destra, secondo l'ordine di Numa Pompilio Re
de' Romani nel sacrifitio da farsi alla Fede, per dare ad intendere che si
ha da servare la fede con ogni sincerità all'amico, poiché: Fides (come dice
Pitagora) est amoris fundamentum, qua sublata tota amicitiae lex, ius,
vis, ac ratio peribit.

Rappresentasi canuta e vecchia, perché così la chiamò Virgilio, il che
dichiara un interprete, dicendo che si trova più fede ne gl'huomini che
hanno per molti anni maggiore esperienza et aggiunge per mostrare
che non basta conservare la Fede per alcun tempo, ma bisogna che sia
perpetua.
Racconta di più Acrone che, sacrificando alla Fede il Sacerdote, si co-
priva non solo la destra mano con bianco velo, ma il capo ancora e quasi
tutto il corpo, per dimostrare la candidezza dell'animo, che deve essere
compagna della Fede nell'amicitia.

Fede Maritale.

Donna vestita di bianco, con le prime due dita della destra ma-
no tiene un anello, cioè una fede d'oro.

Fedeltà.

Donna vestita di bianco, come la Fede, con due dita della destra ma-
no tenga un anello, over sigillo, et a canto vi sia un cane bianco.
Si fa il sigillo in mano, per segno di Fedeltà, perché con esso si serra-
no e nascondono li secreti.
Il cane perché è fidelissimo haverà luogo appresso questa imagine per
l'autorità di Plinio nel lib. 8. dell'Historia Naturale, dove racconta in par-
ticolare del cane di Tito Labieno veduto in Roma nel consolato d'Appio
Iunio et Publio Silio, il quale, essendo il sopradetto Tito in prigione, non
si partì mai da giacere per quanto poteva vicino a lui et essendo egli fi-
nalmente come reo gettato dalle scale gemonie, supplicio che si usava in
Roma a quelli che erano condannati dalla giustitia, stava il cane intorno
al corpo del già morto padrone, mostrando moltissimi effetti di dolore et


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