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Tommaso d'Aquino - De unitate intellectus » Ripa, Cesare Iconologia - p. 7

Ripa, Cesare

Iconologia overo Descrittione d'Imagini delle Virtù, Vitii, Affetti, Passioni humane, Corpi celesti, Mondo e sue parti [1611]


Una donna vestita d'abito artifitioso et vago che suoni la tibia, ove-
ro il flauto, con un cervo che le stia dormendo vicino a' piedi; così la
dipinge Oro Appolline et Pierio Valeriano nel 7. lib. de i suoi Ieroglifici
et scrivono alcuni che il cervo di sua natura, allettato dal suono del flauto,
quasi si dimentica di se stesso et si lascia pigliare. In conformatione di ciò
è la presente imagine, nella quale si dichiara la dolcezza delle parole con
la melodia del suono et la natura di chi volentieri si sente adulare con l'in-
felice naturale instinto del cervo, il quale mostra ancora che è timido et
d'animo debole chi volentieri porge gl'orecchi a gl'adulatori.

Adulatione.

Donna con due faccie, l'una di giovane bella et l'altra di vecchia ma-
cilente, dalle mani l'escono molte Api, che volino in diverse parti et
a canto vi sia un cane.
La faccia bella è indicio della prima apparenza delle parole adulatri-
ci et l'altra faccia brutta mostra i difetti dissimulati et mandati dietro
alle spalle.
L'Api, secondo Eucherio, sono proprio simulacro dell'adulatore, per-
ché nella bocca portano il mele et nell'occulto tengono il pungente acu-
leo, col quale feriscono molte volte l'huomo che non se ne avvede.
Il cane con lusinghe accarezza chi gli dà il pane, senza alcuna distin-
tione di meriti o demeriti, et alcune volte ancora morde chi non lo meri-
ta et quello stesso che li dava il pane s'avviene che tralasci; però si assi-
miglia assai all'adulatore et a questo proposito lo pigliò Marc'Antonio
Cataldi Romano in quel Sonetto:
Nemico al vero et delle cose humane
Corruttor, cecità dell'intelletto,
Venenosa bevanda e cibo infetto
Di gusti e d'alme sobrie e menti sane.
Di lodi, di lusinghe e glorie vane
Vasto albergo, alto nido, ampio ricetto
D'opre, di fintion, di vario aspetto,
Sfinge, Camaleonte e Circe immane.
Can che lusinga e morde; acuto strale,
Che non piaga e che induce a strane morti,
Lingua che dolce appar mentre è più fella.
In somma, è piacer rio, gioia mortale,
Dolce tosco, aspro mel, morbo di corti,
Quel che Adular l'errante volgo appella.


Affanno.

Huomo vestito di berettino, vicino al negro, co'l capo chino et
volto mesto et in ambe le mani tenga dell'assentio.
Il capo chino et l'aspetto di mala voglia ci dimostra che l'affanno è
una spetie di malinconia et dispiacere che chiude la via al cuore per ogni
sorte di consolatione et di dolcezza; et per dare ad intendere che l'
affanno è un dispiacere più intenso de gl'altri vi si dipinge l'assentio, per segno d'a-
maritudine del dolore, che per significare quest'istesso dice il Petrarca:
Lagrimar sempre è 'l mio sommo diletto,
Il rider doglia, il cibo assentio et tosco.


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