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Biblia, 2 Tim » Guiducci, Mario Mario Guiducci a Tarquinio Galluzzi - p. 196

Guiducci, Mario

Lettera di Mario Guiducci al P. Tarquinio Galluzzi (20 giugno 1620)


soggiugner alcune parole del libro citato, non so se inavvertitamente o a bello
studio tralasciate da lui. Aveva io detto co' Peripatetici, i corpi luminosi non
esser trasparenti, e quindi contro i medesimi inferiva, la cometa non esser una
fiamma o un incendio, già che per essa trasparivan le stelle. S'oppone il Sarsi
ed afferma il contrario, cioè che i corpi lucidi son trasparenti; e per prova della
sua proposizione, questo è il suo primo argomento: «Huic, primim, dicto, adsti-
pulantur Sacrae Litterae, cum de Anania, Azaria et Misaele in fornacem, Regis
iussu, coniectis agunt. Sic enim Regem ipsum loquentem inducunt: Ecce ego video
quatuor viros solutos et ambulantes in medio ignis, et nihil corruptionis in eis est
».
In qual luogo della Divina Scrittura nel 3° cap. di Daniele avendo io tosto dili-
gentemente cercato e riverentemente letto, trovai che, avanti che que' tre santi
giovani cantassero il lor cantico delle benedizioni del Signore e fosser veduti dal
Re, la Sacra Istoria dice: «Angelus autem Domini descendit cum Azaria et sociis
eius in fornacem et excussit flammam ignis de fornace, et fecit medium fornacis
quasi ventum roris flantem
». Io non intendo d'interporre in ciò il mio parere, ma
me ne rimetto in tutto e per tutto alle dichiarazioni ed esposizioni de' sacri dot-
tori e maestri in divinità: giudichin eglino se da quelle parole si tragga che
il re Nabucdonosor vedesse i santi per entro le fiamme, o per mezzo d'un aura
rugiadosa e fresca, quantunque egli passeggiassero sopra 'l fuoco; e dican se
sia lodevole o no il citar in questa guisa la Sacra Scrittura. Son ben sicuro,
quanto al proposito mio, che per mezzo la fiamma, benché piccola, d'una can-
dela le stelle non traspariscono e non si veggono, e ciascuno può a sua voglia
chiarirsene, purché abbia, come dice il Sarsi, occhi da vedere.
E tanto basti per mostrare a V. P. e a tutti cotesti molto Venerandi Padri la
lealtà dell'animo e del proceder mio inverso cotesto virtuoso e nobil Collegio, e
per difendermi dalle note e imputazioni di Lottario Sarsi; il quale sofrrisca con
pazienza se, per iscolpare 'l mio Discorso da' difetti e mancamenti imputabili,
m'è talora convenuto di ravvisargli nella sua Libra Astronomica e Filosofica.
A V. P. bacio riverentemente le mani, e le prego dal Signore Dio agumento di
celesti grazie.
Di Firenze, il dì 20 di Giugno 1620.
Di V. P. molto Reverenda
Servitore Affezionatissimo
Mario Guiducci.
 
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