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Petrarca, Francesco - Canzoniere » Tibullus, Albius - Elegiae » Guiducci, Mario Mario Guiducci a Tarquinio Galluzzi - p. 187

Guiducci, Mario

Lettera di Mario Guiducci al P. Tarquinio Galluzzi (20 giugno 1620)


fedeli, la crociata? Stia pur in questo servaggio Lottario Sarsi quant'e' vuole,
ma non pretenda di tirarvi per forza compagni, né creda che ciò che egli attri-
buisce al Maestro, o che il Maestro attribuisce a sé stesso, sia la legge e la
norma che abbia a governare 'l mondo così a bacchetta in materia di lettere,
che il dipartirsene abbia a stimarsi peccato. Troppo sarebbe lontano dalla gen-
tilezza e bontà che V. P. m'ha descritto nel P. Grassi, se l'esser contrario alle
sue opinioni fosse da lui stimato ingiuria; tropp'alto sarebbe il trono ov'e' si
sederebbe, se le sue sentenze non dovesser aver appello. Ma sovente le fazioni e
le indiscrete parzialità de' scolari, con le sconce lodi e con gli smoderati ap-
plausi, pregiudicano, senza alcuna lor colpa, a' maestri. E chi si metterà mai in
animo che una persona qual faccia profession di vita religiosa, cioè d'umiltà e
modestia, come il P. Grassi, e che non s'è ancora (vaglia a dire 'l vero) per al-
cuna sua opera fatto conoscer così eminente nelle lettere, presuma di scrivere,
o almeno permetta che altri scriva di lui, queste parole, che son nel proemio
della Libra? «Essendosi nel present'anno di tre non consueti splendori veduto
illustrare e risplendere 'l cielo, non fu uomo alcuno sì materiale o sì poco curioso,
che colassù non rivolgesse tantosto l'un e l'altr'occhio, ammirando in quel tempo
particolarmante la fertilità degl'insoliti lumi. Ma comeché è il volgo avidissimo di
sapere, così è altrettanto inabile ad investigar da sé stesso le cagioni delle cose,
richiedeva perciò, iure veluti suo, coloro a' quali principalmente perteneva la con-
templazion del mondo e del cielo, che cotali arcani gli disvelassero. Ricorrendo per
tanto all'accademie de' filosofi e degli astronomi, vie più che ad ogni altra aveva
gli occhi e la mente rivolta all'Accademia Gregoriana, la quale, fornitissima di
scienza e copiosissima d'accademici prodi e valenti, e però sopra d'ogni altra di
gran lunga veneranda e famosa, agevolmente comprese sé esser quella, onde, come
dall'oracolo, attendeva il volgo le risposte a' suoi dubbi
». Le quali parole, benché
paian riguardare 'l Collegio Romano, si verifican però, quanto al render risposte,
nella persona del Grasso, unico professore in quel tempo delle Matematiche in
detto Collegio, e che solo tra que' Padri scrisse delle comete. Queste lodi, o Sarsi,
son troppo pregiudiciali al Maestro, ned egli certamente l'accetta; e quel nobil
Collegio, ancorché per avventura il potesse fare, non si mette in così gran po-
sto. Molto bene, con le sue dottissime vigilie, se l'ha egli procacciato, ma però
e' non l'ambisce. Quivi, prima che lettere, s'apprende modestia, e s'insegna al
mondo la poca stima che si debbe far di sé stesso. Offende dunque il Sarsi così
con le lodi come con le imputazioni. Anzi mi paion queste men di quelle noce-
voli. Poiché, per trattar di me, a me sarà molto più agevole a difendermi da
cotali note, che non sarà al P. Grassi il tor via dal mondo l'opinione, che sia
di consenso di lui stato scritto da altri sì fattamente in sua lode. Imperciocché
non tutti son così intrinsechi conoscitori della disciplina e dello stile di cotesti
Padri, come son io, che tra essi ho gran parte trapassato della mia giovanezza.


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