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Eustathius - Commentarius in Hexaemeron » Ficino, Marsilio El libro dell'amore - p. 182

Ficino, Marsilio

El libro dell'amore


zolaio; usava vocaboli rustici e grossolani, secondo che gli
rimproverò Callicle nel Gorgia, era ancora tanto mansueto che,
benché molte volte gli fussino decte parole molto ingiuriose,
e alcuna volta sanza colpa verberato, nientedimeno nell'animo
mai non si commosse. .«Sanza casa»: essendo dimandato
Socrate dond'e' fussi, rispose: «Sono del mondo, quivi è la
patria dove è el bene
»; non aveva casa che sua fussi, non
piuma in lecto, non delicato vivere, non masseritia pretiosa.
«Dorme alle porte, nella via, a cielo sereno»: queste cose signi-
ficano el pecto di Socrate aperto e cuore manifesto a ciascuno;
ancora, che si dilectava del vedere a dell'udire, che sono le
porte dell'animo; oltr'ad questo che Socrate andava sicuro e
sanza paura per tutto, e quando bisognava si dormiva dove
lo pigliava el sonno, nel mantelluccio suo involto. «Sempre
povero»: chi è quello che non sappia che Socrate fu figliuolo
d'uno scarpellatore e d'una che guardava le donne di parto?
Etiandio Socrate in sua vecchiaia aveva di sua mano a guada-
gnare eovivere scarpellando, e mai non ebbe tanto che nu-
tricassi sé e sua famiglia; e in ogni luogo si vantava d'avere
la mente povera: dimandava ognuno e diceva sé nulla sapere.


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