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Boccaccio, Giovanni - Decameron » Bruno, Giordano Cabala - p. 879

Bruno, Giordano

Cabala del cavallo Pegaseo


tien per la gola o per la bocca, non caminano e non come
son toccati. Hanno ingrossate le labbra, insolidate le ma-
scelle, incotennuti gli denti, a fin che, per duro, spinoso,
aspro e forte a digerir che sia il pasto che gli vien posto
avante, non manche d'essere accomodato al suo palato.
Indi si pascono de piú grossi e materialacci appositorii,
che altra qualsivoglia bestia che si pasca sul dorso de la
terra; e tutto ciò per venire a quella vilissima bassezza,
per cui fiano capaci de piú magnifica exaltazione, iuxta
quello: Omnis qui se humiliat exaltabitur.
Sebasto. Ma vorrei intendere come questa bestiaccia
potrà distinguere che colui che gli monta sopra, è Dio o
diavolo, è un uomo o un'altra bestia non molto maggiore
o minore, se la piú certa cosa ch'egli deve avere, è che lui
è un asino e vuole essere asino, e non può far meglior vita
ed aver costumi megliori che di asino, e non deve aspettar
meglior fine che di asino, né è possibile, congruo e condigno
ch'abbia altra gloria che d'asino?
Saulino. Fidele colui che non permette che siano ten-
tati sopra quel che possono: lui conosce li suoi, lui tiene e
mantiene gli suoi per suoi, e non gli possono esser tolti.
O santa ignoranza, o divina pazzia, o sopraumana asinità!
Quel rapto, profondo e contemplativo Areopagita, scrivendo
a Caio, afferma che la ignoranza è una perfettissima scienza;
come per l'equivalente volesse dire che l'asinità è una di-


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