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Cicero, Marcus Tullius - De officiis » Varchi, Benedetto Lezzione delle arti - p. 46

Varchi, Benedetto

Lezzione della maggioranza delle arti


do l'obbietto degli occhi, i colori che ci dilettano infinitamente, la pittura soprastà
alla scultura, ma nelle cose sostanziali, come ne dimostra il tatto, che, per lo essere
materiale, è più certo che la vista <e> s'inganna meno, essere il contrario; e direbbero
che l'una arte e l'altra cerca d'imitare quanto può il più la natura, ma, non potendo
fare le figure vive, perché allora sarebbero la natura medesima, cercano di farle più
somiglianti al vivo che possono; e potendosi imitare due cose, che si ritruovano in
tutti i corpi, cioè la sostanza e gli accidenti, direbbero che essi imitano più la sostanza
che gli accidenti, et i pittori più gli accidenti che la sostanza. E certa cosa è ch'una
figura di rilievo ha più del vero e del naturale, quanto alla sostanza, che una dipinta;
il che dimostrano sì la figura di Pimmalione, e sì che tutti gl'idoli antichi erano di
rilievo, perché meglio potessero ingannare gli uomini; e tutti quegli c'hanno o credu-
to o voluto dare a credere che le figure favellassero, l'hanno prese di rilievo, come si
vide in Egitto: onde nacque quella bellissima stanza e dottissima del Molza:
Forse ancor fia che Menfi e chi già cinse
Di muri Annubi e ricchi tempii e fregi
D'oro e di gemme i mostri suoi distinse,
Con voi contenda d'artifizi egregi;
E dove infino a qui nulla mai finse
Dal di che 'n lei mancar gli antichi pregi,
Ritorni al primo onor, col qual dia poi
Spirar, come già fece, a' segni suoi.

Non si niega già che la pittura, per cagione de' colori e di quelle sottilissime parti
perfettissimamente fornite, et in somma rispetto agli accidenti, non paia più vera, e
massimamente a chi meno considera et in una subita vista. E la ragione è che niuno
sentimento comprende e conosce la sostanza, ma solamente gli accidenti, e solo l'in-
telletto, spogliandole di tutti gli accidenti (perché altramente non potrebbe intender-
le), comprende le sostanze; e si dice ancora volgarmente che ad una statua non
manca se non lo spirito et il movimento; onde, come mi fu scritto da uno eccellentissimo
ingegno, Dio, avendo a fare l'uomo, lo fece come scultore, non come pittore.
Alla quarta ragione, favellando della difficultà dell'ingegno e non della fatica cor-
porale, rispondono gli scultori, la loro essere più difficile, et alcuno di loro di sottilis-
simo intelletto tiene per fermo non esservi quasi comperazione, rispetto alle molte
vedute che un buono scultore è necessitato dare alle sue figure, oltra molte altre


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