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Aristoteles - Problemata » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 741 » Stanze » Varchi, Benedetto Lezzione delle arti - p. 50

Varchi, Benedetto

Lezzione della maggioranza delle arti


o di Castello né con quella commodità, né senza impedire il luogo e rifarlo tutto di
nuovo. Quanto all'utilità, che è la seconda parte, direbbero, penso, che quanto a
l'erbe dicono vero, ma quanto alla notomia et alla astrologia, che ]a fanno anch'es-
si, e forse meglio, come s'è detto di sopra. Hanno poi questa utilità più, che, durando
maggior tempo, incitano più persone alla virtù et alla gloria, come testimoniò il
Petrarca, quando disse:
Giunto Alessandro alla famosa tomba
del fero Achille, sospirando disse:
O fortunato, che sì chiara tromba
etc.
Direbbero ancora che le statue servono alcuna volta ancora per mensola o colonne,
sostentando alcuna cosa o faccendo alcuno altro ufizio, come si può vedere ampia-
mente nel giardino di Castello et in molti altri luoghi; benché di simili cose, per
l'essere accidentali e fuora dell'arti, non fareici per me troppo gran caso, come pare
che facciano alcuni.
Al settimo et ultimo argomento, credo io che gli scultori lo concederebbero
tutto per quelle cagioni et in quel modo che avemo detto di sopra, cioè rispetto alla
vaghezza de' colori et a quelle ultime perfezzioni, dove non può arrivare la scultura,
le quali però consistono più negli accidenti che nella sostanza; onde agli uomini
intellettivi porge per avventura più vaghezza e maggior diletto la scultura, ancora
che in verità la pittura somigli molto più e possa meglio ingannare; tuttavia si vede
che i più, se sono ingegnosi, tirati forse dalla lunghezza del tempo o forse dal piace-
re che tranne in qualche modo ancora il tatto, ma da qualunche cagione ciò si
venga, i più disiderano più le sculture che le pitture. E per questo credo che M.
Gandolfo giudiziosamente, dopo l'avere detto quella stanza a fra' Bastiano, che di
sopra recitammo, si volgesse a Michelagnolo e non meno dottamente che
leggiadramente cantasse:


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