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Plato - Respublica » Varchi, Benedetto Lezzione delle arti - p. 53

Varchi, Benedetto

Lezzione della maggioranza delle arti



In che siano simili et in che differenti
i poeti et i pittori
disputa terza et ultima.


Avendo veduto che tutte l'arti sono nella seconda et ultima parte dell'intelletto
pratico, la quale si chiama fattibile, e che ciascuna piglia la nobiltà e l'unità dal suo
fine, di maniera che tutte quelle che hanno i medesimi fini sono una medesima e
parimenti nobili; et essendo il fine della poesia e della pittura il medesimo secondo
alcuni, cioè imitare la natura quanto possono il più, vengono ad essere una mede-
sima e nobili ad un modo; e però molte volte gli scrittori danno a' pittori quello che
è de' poeti, e così per lo contrario. Onde Dante, che, come avemo detto più volte,
seppe tutto e tutto scrisse, pose nel ventinovesimo canto del Purgatorio:
Ma leggi Ezechiel, che gli dipinse.
Et altrove, per translazione dagli scultori:
O frate, disse, questi ch'io ti scerno
Col dito, et additò un spirto innanzi,
Fu miglior fabbro del parlar materno.

E chi non sa che si truovano molti nomi delle pitture accomodati a' poeti? come:
Saggio pittor delle memorie antiche,
cioè scrittore; e casi a l'incontro, e spessissime molte volte si pongono insieme, onde
Orazio disse nella Poetica:
Pictoribus atque poetis
Quidlibet audendi semper fuit aequa potestas;

e più sotto:
Ut pictura poesis: erit quae, si propius stes,
Te capiat magis, et quaedam, si longius abstes.


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