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Plautus, Titus Maccius - Menaechmi » Varchi, Benedetto Lezzione delle arti - p. 25

Varchi, Benedetto

Lezzione della maggioranza delle arti


s'avessero a mettere per cagioni tutte le cose che si ricercono di necessità, bisognarebbe
mettervi ancora il tempo et il luogo, perché niuna cosa si può fare senza questi; oltra
che, come diceva il Filosofo, tutte l'arti adoperano il moto, e niuna di quelle che
alterano e trasformano una materia in un'altra si può fare senza fuoco. Notaremo
ancora che, se bene in tutti gli uomini sono da natura alcuni semi e quasi principii di
tutte così arti come scienze, onde pare che tutti le possino apprendere tutte, non è
però che non si vegga manifestamente alcuni essere nati molto più atti a una che a
un'altra. E perciò diceva Properzio, poeta piacevolissimo:
Naturae sequitur semina quisque suae.
E come molti sono atti a più, così pare che alcuni non siano atti a nessuna: giova bene
infinitamente l'industria e l'esercitazione, ma chi non accozza e congiugne l'arte in-
sieme con la natura, rarissime volte, anzi non mai diverrà eccellentissimo. Ma tratta-
re di questo s'appartiene alla disputa a chi più si debba avere obbligo da' buoni
artefici, o alla natura o a l'arte; e se bene molte arti consistono in un certo modo
nell'esercitazione sola, non è però che la vivezza dell'ingegno non possa assaissimo,
anzi senza questa non pruovano mai molto, non altramente quasi che uno quantunche
buono artefice, s'egli è o stanco o perturbato o infermo, non opera bene.
È ancora da notare che tutte l'arti si possono chiamare potenze, ma attive, perché
tutte sono principii d'operare in materia diversa, in quanto diversa, e così che tutte
l'arti, quantunche meccaniche e mercennarie, si servono della filosofia, se bene non
sanno le cagioni per che ciò facciano; onde il muratore adopera l'archipenzolo et il
legnaiuolo la squadra, senza sapere la natura o dell'uno o dell'altro, e, se la sanno,
non la sanno come tali artefici; onde tutte l'arti sono subalternate all'undecimo libro
d'Euclide, e tutte hanno, come diceva Cicerone, alcuni nomi propi e vocaboli par-
ticolari, i quali le più volte non sono noti se non agli artefici medesimi. Ora
raccontaremo alcune somiglianze che hanno l'arti o colle scienze o colle virtù, e così
alcune dissomiglianze o vero differenze, riserbandoci a trattar quelle che sono fra
l'arte e la natura nella lezzione della Natura, se ci sarà conceduto il farla.
E prima diremo che, se bene l'arti pigliate propiamente si distinguono contro le
scienze, non è però che in ciascuna arte non si specoli e consideri alcuna cosa; e
mediante cotale contemplazione si truova et inferisce quello che si debba fare. È ben
vero che le specolazioni nelle scienze sono per cagione di loro stesse e non per altro
fine che per sapere la verità delle cose, dove nell'arti non è così, perché tutte si rife-
riscono al fine dell'arte. Onde non è dubbio che ancora nell'arti si fanno delle dimo-
strazioni, come nelle scienze; ma vi è questa differenza, che nelle scienze le dimostra-
zioni sono di cose necessarie per sé e semplicemente, dove nell'arti sono di cose
necessarie non semplicemente e per sé, ma per lo presupposto; e cotali presupposizioni


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