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Ocellus Lucanus - De universi natura » Varchi, Benedetto Lezzione delle arti - p. 40

Varchi, Benedetto

Lezzione della maggioranza delle arti


Argomentano ancora dalla lunghezza del tempo, dicendo che la scultura è quasi
perpetua, non essendo sottoposta né a piogge, ne a fuoco et altri accidenti a gran
pezzo quanto la pittura; il che apparisce nelle statue antiche, delle quali se ne truovano
infinite, dove delle pitture non è rimasa in piè nessuna, se non se alcune nelle grotte
di Roma, che hanno dato il nome a quelle che oggi si chiamano grottesche; e quinci
aver detto il Petrarca:
Quel dolce pianto mi dipinse Amore,
Anzi scolpio.

A questa ragione rispondono i pittori in tre modi: prima dicono questo non veni-
re dall'arte, ma dal subbietto dell'arte, il che è verissimo; secondariamente dicono
che niuna cosa sotto il cielo è perpetua e che le pitture durano centinaia d'anni, il
che pare loro che baste; nel terzo luogo dicono che si può dipignere ancora nei mar-
mi, e così saranno eterne a un modo, allegando l'esempio di fra' Bastiano e quegli
versi del Molza a lui, che dicono:
Tu, che lo stile con mirabil cura
Pareggi col martello, e la grandezza
Che sola possedea già la scultura
Ai color doni e non minor vaghezza,
Sì che superba gir può la pittura,
Sola per te salita a tanta altezza,
Col senno, onde n'apristi il bel segreto,
Muovi pensoso a l'alta impresa e lieto;

e quegli altri non meno vaghi di M. Guandolfo, pure al medesimo, sopra la medesi-
ma materia:


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