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Ocellus Lucanus - De universi natura » Varchi, Benedetto Lezzione delle arti - p. 41

Varchi, Benedetto

Lezzione della maggioranza delle arti


E con quell'arte, di che solo onori
Il secol nostro e lo fai chiaro e bello,
Con nuovo uso agguagliando i tuoi colori
Alle forze d'incude e di martello,
Or coronata di novelli fiori,
Or col fianco appoggiata a un arbuscello,
E 'n mille altre maniere, e 'n treccia e 'n gonna,
Forma l'altera e gloriosa Donna.

Argomentano ancora – e questa ragione si noti bene, perché vi fanno sopra gran
fondamento e, secondo a me pare, con gran ragione –: dicono dunche che amendue
queste arti cercano d'imitare la natura, e che quella sarà più nobile che meglio saprà
fare questo e s'appresserà più al vero; il che è verissimo. Poi soggiungono che la
pittura è, come noi diremmo, sofistica, cioè apparente e non vera, non altramente
quasi che si veggono le figure negli specchi; conciossia che quelle cose che appari-
scono nella pittura, non vi sono in verità, il che non avviene nella scultura. E che
questo sia vero nollo negano i pittori medesimi; onde, se i pittori imitano le medesi-
me cose che gli scultori con più cose, cioè colle figure e co' colori, e gli scultori colle
figure sole, l'imitano però più veramente e più naturalmente. E che questo sia vero
ognuno sa, ché, se bene l'occhio è il più nobile di tutti e cinque i sentimenti e ha per
obietto i colori, non è però il più certo, anzi s'inganna molte volte, come sa ognuno,
e meglio i pittori che gli altri, la cui arte non pare che sia quasi altro che ingannare la
vista; ma il più certo sentimento e il tatto, onde chi niega il tatto è di perduta spe-
ranza, e quinci clamò Lucrezio:
Tactus enim, tactus, proh divum numina sancta,
Corporis est
etc.
E quando noi vedemo una qualche cosa e dubitiamo se è o non è, ci serviamo, per
certificarci, del tatto. Ora sa ognuno che il tatto trova in una statua tutto quello che


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