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Plato - Epinomis » Della Casa, Giovanni Orazione a Carlo V - p. 475

Della Casa, Giovanni

Orazione scritta a Carlo V Imperatore intorno alla restituzione della città di Piacenza


<II.> Vera cosa è che molti sono, i quali non lodano così piena-
mente ch'ella ritenga Piacenza, come essi sono constretti di com-
mendare ogni cosa che insino a quel dì era stata fatta da voi. E,
quantunque assai chiaro indizio possa essere a ciascuno che questa
opera è giusta, poi che ella è vostra e da voi operata, non di meno,
perocché ella nella sua apparenza e quasi nella corteccia di fuori
non si confà con le altre vostre azioni, molti sono coloro che non la
riconoscono e non l'accettano per vostro fatto, non contenti che ciò
che ha da voi origine si possa a buona equità difendere, ma disi-
derosi che ogni vostra operazione si convenga a forza lodare. E
veramente, se io non sono ingannato, coloro che così giudicano,
quantunque eglino forse in ciò si dipartano dalla ragione, non di
meno largamente meritano perdono da Vostra Maestà, perciocché,
se essi attendono e ricercano da lei, e fra le ricchezze della sua
chiarissima gloria, oro finissimo e senza mistura, ed ogni altra ma-
teria
, quantunque nobile e preziosa, rifiutano da voi, la colpa è
pure di Vostra Maestà, che avete avezzi ed abituati gli animi nostri
a pura e fine magnanimità per sì lungo e sì continuo spazio. Perché,
se quello che si accetterebbe da altri per buono e per legitimo, da
voi si rifiuta e, non come non buono ma come non vostro e non
come scarso ma come non vantaggiato, non si riceve e perché
voi lo scambiate vi si rende, ciò non si dee attribuire a biasimo de'
presenti vostri fatti, ma è laude delle vostre preterite azioni. E,
quantunque l'aver Vostra Maestà, non dico tolta, ma accettata
Piacenza, si debba forse in sé approvare, non di meno, percioc-
ché questo fatto verso di voi, e con le altre vostre chiarissime opere
comparato per rispetto a quelle, molto men riluce e molto men
risplende, esso non è da' servidori di Vostra Maestà, com'io dissi,
volentier ricevuto né lietamente collocato nel patrimonio delle
vostre divine laudi.


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