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Caporali, Cesare - La corte » Bruno, Giordano De l'infinito - p. 365

Bruno, Giordano

De l'infinito, universo e mondi


G tempo.

A paziente infinito.

B agente finito maggiore.

A (parte de l'infinito) Z.

H paziente finito.

D agente finito minore.

Secondo, si mostra medesimamente che «l'infinito non
può essere agente in cosa finita». Sia l'agente infinito A, et
il paziente finito B, e ponemo che A infinito è agente in B
finito, in tempo G. Appresso sia il corpo finito D
agente nella parte di B, ciò è BZ, in medesimo tempo G.
Certamente sarà proporzione del paziente BZ a tutto B
paziente, come è proporzione di D agente all'altro agente
finito H; et essendo mutata proporzione di D agente a BZ
paziente, sì come la proporzione di H agente a tutto B, per
conseguenza B sarà mosso da H in medesimo tempo in cui
BZ vien mosso da D, cioè in tempo G, nel qual tempo B è
mosso dal infinito agente A: il che è impossibile. La quale
impossibilità séguita da quel ch'abbiamo detto: cioè che,
si cosa infinita opra in tempo finito, bisogna che l'azzione
non sia in tempo, perché tra il finito e l'infinito non è pro-
porzione
. Dumque ponendo noi doi agenti diversi, li qua-
li abbiano medesima azzione in medesimo paziente, ne-
cessariamente l'azzion di quello sarà in doi tempi diversi; e
sarà proporzion di tempo a tempo: come di agente ad
agente. Ma se ponemo doi agenti, de quali l'uno è infinito,
l'altro finito aver medesima azzione in un medesimo pa-
ziente, sarà necessario dire l'un di doi, o che l'azzion de
l'infinito sia in uno istante, over che l'azzione dell'agente
finito sia in tempo infinito: l'uno e l'altro è impossibile.

G tempo.

A agente infinito.

H agente finito.

B paziente finito.

D agente finito.

B (parte del finito paziente) Z.


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