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Biblia, Rm » Bruno, Giordano De l'infinito - p. 391

Bruno, Giordano

De l'infinito, universo e mondi


ra; e non è veramente circa, come gl'insensati credeno, ma
dentro quella: come forzato dalla verità, o pure dalla
consuetudine del dire di antichi filosofi, confessò Ari-
stotele nel primo della sua Meteora, quando confessò
che le due regioni infime de l'aria turbulento et inquieto
sono intercette e comprese da gli alti monti, e sono come
parti e membri di quella; la quale vien circondata e com-
presa da aria sempre tranquillo, sereno e chiaro al aspetto
de le stelle; onde, abbassando gli occhi si vede l'università
di venti, nubi, nebbie e tempeste, flussi e reflussi che pro-
cedeno dalla vita e spiramento di questo grande animale e
nume che chiamiamo Terra, nomorno Cerere, figurorno
per Iside, intitulorno Proserpina e Diana, la quale è la me-
desima chiamata Lucina in cielo: intendendo questa
non esser di natura differente da quella. Ecco quanto si
manca che questo buon Omero, quando non dorme,
dica l'acqua aver natural seggio sopra o circa la terra, dove
né venti, né piogge, né caliginose impressioni si ritrovano.
E se maggiormente avesse considerato et atteso, arrebe vi-
sto che anco nel mezzo di questo corpo (se ivi è il centro
della gravità) è più luogo di acqua che di arida: perché
le parti della terra non son gravi senza che molta acqua ve-
gna in composizion con quelle; e senza l'acqua non hanno
attitudine da l'appulso e proprio pondo, per descender
da l'aria a ritrovar la sfera del proprio continente. Dum-
que qual regolato senso, qual verità di natura distingue et
ordina queste parti di maniera tale, quale dal cieco e sor-
dido volgo è conceputa, approvata da quei che parlano
senza considerare, predicata da chi molto dice e poco
pensa? Chi crederà oltre non esser proposito di verita-
de (ma s'è prodotta da uomo senza autorità, cosa da ri-
so; s'è riferita da persona stimata e divolgata illustre, cosa
da esser referita a misterio o parabola, et interpretata per
metafora; s'è apportata da uomo ch'ha più senso et intel-
letto che autorità, numerata tra gli occolti paradossi) la
sentenza di Platone appresa dal Timeo, da Pitago-


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