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Aristoteles - De sensu et sensibilibus » Bruno, Giordano De l'infinito - p. 303

Bruno, Giordano

De l'infinito, universo e mondi


mia contemplazione circa l'infinito universo e mondi in-
numerabili.

Argomento del primo dialogo

Avete dumque nel primo dialogo prima: che l'incon-
stanza del senso mostra che quello non è principio di
certezza, e non fa quella se non per certa comparazione
e conferenza d'un sensibile a l'altro, et un senso a l'al-
tro; e s'inferisce come la verità sia in diversi soggetti.
Secondo, si comincia a dimostrar l'infinitudine de
l'universo, e si porta il primo argumento tolto da quel,
che non si sa finire il mondo da quei che con l'opra de la
fantasia vogliono fabricargli le muraglia. Terzo, da che
è inconveniente dire che il mondo sia finito, e che sia
in se stesso: perché questo conviene al solo immenso, si
prende il secondo argumento. Appresso si prende il ter-
zo argumento dall'inconveniente et impossibile imagi-
nazione del mondo come sia in nessun loco; perché ad
ogni modo seguitarrebe che non abbia essere: atteso che
ogni cosa, o corporale o incorporal che sia, o corporale
o incorporalmente è in loco. Il quarto argumento si to-
glie da una demostrazione o questione molto urgente
che fanno gli Epicurei:
Nimirum si iam finitum constituatur
omne quod est spacium: si quis procurrat ad oras
ultimus extremas, iaciatque volatile telum,
invalidis utrum contortum viribus ire
quo fuerit missum mavis, longeque volare;
an prohibere aliquid censes obstareque posse?

Nam sive est aliquid quod prohibeat officiatque,
quominu' quo missum est, veniat, finique locet se;
sive foras fertur, non est ea fini' profecto.

Quinto, da che la definizion del loco che poneva Ari-
stotele non conviene al primo, massimo e comunissi-


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