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Vergilius Maro, Publius - Aeneis » Della Porta, Giovan Battista Della celeste fisonomia - p. 4

Della Porta, Giovan Battista

Della celeste fisonomia


gl'occhi, la vivacità de i cui raggi è piena d'imperio e tirannia, spirando divini-
tà, sì che essi forzi gli huomini a servitù, tal che spogliata quasi l'humanità aspi-
rino a gloria più che mortale. Staranno due a giocare, o a far qualch'altra cosa;
in tal maniera saremo noi tirati dalla natura, che quelli che vedremo haver co-
testa indole, desideraremo che vincano, et ci sforzeremo agiutare co'l nostro po-
tere, e se succederà il contrario ci attristeremo, come se a noi, non a quelli fusse
stata la sorte contraria; all'incontro, se alcuni parranno a noi di mala indole et di-
sprezzabili, pregheremo che siano vinti, et habbino contraria la sorte. Un'altra
indole vi è a questa contraria, cioè servile, brutta, lugubre, et che porta seco un
non so che di dannoso, miserabile et horribile, tal che chi in quelli volga gli oc-
chi, subito lor volge altrove, et abhorrisce di mirargli, come se havesse mirato al-
cuna cosa trista et infausta, onde gli hanno in odio et gli desiano male, infelicità,
e morte. Tutti questi sono pieni di miserie et di sciagure, né mai acquistano cosa
che desiderano, ma sono heredi della povertà et delle miserie. Con questa arte
habbiamo giovati a molti amici, acciò schifassero i perigli et salissero alle digni-
tà. Poco prima che io scrivessi queste cose avisai un amico, che si guardasse dalla
compagnia di un certo huomo infelice e brutto, il che egli non volle fare, essen-
dogli da quello stato promesso che l'haverebbe arricchito; onde accascò che, es-
sendo stati trovati dal Governatore in una spelonca, che falsificavano la mone-
ta, poco dopo furno tutti due appiccati.

Parere de' Scrittori Sacri di cotal carattere. Cap. II

Ben fatto ne pare, prima che diciamo il nostro parere di cotal cha-
rattere, così difficile a conoscere e riferire, che andiamo investigan-
do le opinioni de gli antichi, et che ne habbino giudicato, et che
cominciamo, sì come conviene, da i Scrittori Sacri, et più antichi.
Percioché dicono che cotesta forma è un dono dato dal Cielo, non
già dal Cielo, come a dir da i pianeti, stelle fisse, o loro aspetti, ma dallo stesso
Creatore Dio, il quale segna et adorna alcuni di cotesto charattere. Perché co-
testo charattere è bellezza, splendore, maestà, simulacro del Paradiso, de gli An-
geli, e finalmente dello stesso Dio, nel quale è la somma di ogni bellezza, d'ogni
splendore, et d'ogni maestà. Boetio, lume della Romana eloquenza, di quello in
tal modo cantò:
È 'l mondo bello,
Egli più bel nella sua mente porta.

Et perciò ritiene e ferma gl'occhi de i riguardanti, percioché la bellezza è un
obietto conveniente alla potenza visiva, e gl'occhi si compiacciono della bellezza.
Così per contrario altrove si volgono et la cosa veduta abhorriscono, qual hora
riguardano un defetto di natura, et una proportione male ordinata. Et è la brut-
tezza un'imagine dell'Inferno, o più tosto de gli stessi Demonii, ne i quali è la
somma d'ogni bruttezza, e d'ogni sciagura. Percioché dice Porfirio che i De-


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