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Vergilius Maro, Publius - Bucolica » Guicciardini, Francesco Le cose fiorentine - p. 286

Guicciardini, Francesco

Le cose fiorentine


hoggi de' Bardi, andava insino a presso a Sancta Lucia, dove era una porta decta la porta da
Roma, perchè allora si andava a Roma per la via di Valdarno; l'altro si distendeva da Sancta
Felicita per la via che si dice hoggi de' Guicciardini et dal canto de' Pitti insino a dove
è hora la piaza di Sancto Felice, et quivi era una porta che andava a Siena; el terzo era el
borgo di San Iacopo, la porta del quale, che andava al cammino di Pisa, era dove poi
furono le case de' Frescobaldi, hoggi sono le case .... Nè erano questi borghi murati; ma
podio poi si cominciorono a mectere in forteza. Nè furono queste provisione vane, perchè,
temendo la cictà di Arrigo tertio, che allhora tornava da Siena et, per <non> havere seguito la
parte imperiale, non era di buono animo, deliberò serrargli le porte; donde lui si accampò
dove hoggi è la chiesa della Nuntiata, et vi stecte da dì .. di .... 1080 insino a dì 21 di luglo
del decto anno, nel quale tempo decte rudi assalti et sempre fu ribuctato, et in ultimo
uscirono popolarmente a assaltare el campo suo et gli feciono molto danno, in modo che lui
si levò da campo quasi ropto lasciando gran parte delle sue bagagle.

Diminuiva tucto dì la potentia degli imperadori in modo che a Firenze non stava più
vicario imperiale, ma si riduceva in Pisa o in Sancto Miniato al Tedescho, et a quello Fi-
renze et l'altre cictà di Thoscana hora erano inobediente, hora obedivano secondo le occor-
rentie de' tempi, in modo che, non tenendo più conto di quella auctorità, cominciorono e'
Fiorentini nel 1107 a volere mectere socto la sua iurisditione le castella de' nobili vicine alla
ciptà, et in progresso di qualche anno ne disfeciono molte de' conti da Cangalandi, de'
conti di Signa, de' conti Guidi et di molti altri, de' quali parte si riduxono a habitare nella
cictà, come feciono e' Buondelmonti, che erano signori di Montebuoni, et altri. In modo che,
passando nel 1184 per Firenze Federigo Barbarossa, al quale, per la potentia sua et perchè
era riconciliato col pontefice, non hebbono ardire serrare le porte et disubbidire, et essen-
dogli facte molte querele da' nobili che con la auctorità dello Imperio erano signori delle
castella, et a molti l'havevano tolte, a altri, contro a' privilegii imperiali, facevano varie op-
pressione, tolse tucto el contado alla ciptà et vi messe vicarii; el quale nondimeno in capo
di quactro anni non solo gli restituì, ma lo crebbe insino a dieci migla, per la egregia pruova
icona nota che feciono e' Fiorentini allo acquisto di Damiata. Et poi andorono continuando di disfare
e' nobili del contado e molte castella, et per conto di confini presono varie guerre co'
Sanesi, Aretini et altri vicini.
Erasi la ciptà insino a allhora governata per consoli con uno Consiglo di cento huomini
decti senatori. E' consoli ne' tempi antichi furono dua, di poi, essendo la ciptà divisa a
quartieri, ne feciono uno per quartiere, et di poi uno per sexto. Et di loro si faceva
mentione....


III

Ma non fu la origine de' suoi mali diversa da quella della generatione humana et di molta
altre cictà, le calamità delle quali hebbono principio da donne. Era stato lungo tempo
inimicitia tra messer Buondelmonte de' Buondelmonti cavaliere et Oddo Fifanti, la quale,
per essere loro di case nobile et havere assai parenti, si tirava drieto molti altri; et però,
dubitandosi che alla fine non partorissi qualche disordine pernitioso alla cictà, alcuni buoni
cictadini amici communi operorono tanto che feciono pace, et per farla più stabile si con-
venne che messer Buondelmonte toglessi per mogle una degli Amidei figluola della sorella di

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