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Galenus, Claudius - De febrium differentiis » Guicciardini, Francesco Le cose fiorentine - p. 57

Guicciardini, Francesco

Le cose fiorentine


uscendo a lui, quelli che erano nel tractato havessino occasione di levarsi. [Dice
Marchionne che la prima pratica fu simulata per arte de' Fiorentini, che desi-
deravano fermarlo in Bolognese, ma poi n'hebbe una vera]. Soggiornò più
mesi el legato in Bolognese con questa expectatione, nel quale tempo non si
fece cosa alcuna memorabile, excepto che [dice Poggio che, entrato per tractato
di uno prete in San Giorgio, lo messono e' Brectoni a filo di spada; et è differen-
tia tra lui et Leonardo: chè el Poggio dice che si accampò a Bologna assedian-
dola; Leonardo, che mosse più volte el campo per e' luoghi circunstanti],
sendo venuti dua brectoni con sicurtà in Bologna et sparlando bestialmente
contro a' Fiorentini, furono acceptati a bactagla da Guido d'Asciano sanese
et Becto Biffoli fiorentino; et così, posto el di, allato al campo degli inimici,
in presentia del legato et di concorso grande di tucto el campo, combactendo
a cavallo, e' fiorentini con grandissimo honore gli presono prigioni et libe-
ralmente gli donorono al legato. Lo effecto fu che non solo al legato non riuscì
el disegno ma, essendosi alla fine, per la lungheza, scoperto el tractato (a'
quali nessuna cosa è più inimica che la dilatione) et puniti quelli che lo tene-
vano, el legato desperato si riduxe alla fine della state in Romagna, [dice
Marchionne, con disegno di passare in Thoscana, ma non potendo farlo per-
chè gli mancorono e' pagamenti, et questa credo anche fussi la causa che
mai l'Aguto uscì di Faenza], messe e' Brectoni alle stanze in Cesena, e' quali,
per non essere pagati et per la naturale loro bestialità, cominciorono a in-
giuriare el popolo, in modo che, levatosi in arme, ne amazò molti di loro,
gl'altri cacciò della cictà. Simulò el legato el dispiacere, anzi publicamente
ne scusò la cictà come necessitata per le ingiurie, tanto che, assicurato che
con questa benignità di parole el popolo [et etiam, dice Poggio, per mezo di
Galeocto Malatesta], facto una nocte venire da Faenza la gente degli In-
ghilesi, messe drento per la forteza lui et e' Brectoni, e' quali sacheggiorono
la cictà non perdonando nè all'honore delle donne nè alla vita degl'huomini,
in modo che vi amazorono, [dice Leonardo, più di tremila persone; dice
Poggio, circa cinquemila]. Et questo fu el progresso della guerra di questa
state, dalla parte del legato.
Di verso Ascoli, e' ministri del papa, ragunato più forze poterono et
havuto aiuto di gente dalla reina Giovanna, [la quale, benchè fussi amica
assai de' Fiorentini, come feudataria del papa non potecte negarlo], si ac- icona nota

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