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Seneca, Lucius Annaeus - Medea » Guicciardini, Francesco Le cose fiorentine - p. 63

Guicciardini, Francesco

Le cose fiorentine


mini a acceptarla, quando oportunamente nel principio dell'anno sequente
(io pigio l'anno al costume fiorentino da' 25 di marzo, quello medesimo che icona nota
secondo la Chiesa Romana ha el principio dal primo di di gennaio) sopra-
venne la morte quasi repentina di papa Gregorio, per la quale si dissolve-
rono et le pratiche della pace et, sanza alcuna conventione, gli apparati della
guerra. Scrive el Poggio che la nuova di questa morte fu portata miraculo-
samente a Firenze el di et hora medesima che el papa era spirato, simile a
quello che scrive Leonardo Aretino essere accaduto della ropta che hebbono
e' ghibellini in Campaldino, et truovasi apresso agl'antichi della victoria che
hebbono e' Romani contro a Perse re di Macedonia; cose che io non ardirei
nè affermare nè riprovare, non reputando da uno canto cosa alcuna impos-
sibile alle cause superiore, da altro non vedendo resultare di queste nuove
così anticipate alcuno di quelli fructi per li quali Dio suole fare venire e'
miracoli. Pure questo et simile cose è più facile a crederle che a immaginarne
le cagione, le quali sono anchora manco note a quelli che curiosamente le
cerchano et che più presummono di saperle.
Alla pace di fuora succederono grandissimi movimenti drento, et forse
maggiori che fussino mai stati in tempo alcuno, perchè alla Parte guelfa si
continuava gaglardamente lo ammunire, piglando ogni di più ardire quanto
vedevano la patientia degl'altri essere maggiore. Però nel principio di questo
anno, oltre a molti altri, ammunirono Giovanni Dini, uno degl'Octo della icona nota
Guerra, et potectono tanto che in luogo suo fu electo Niccolò di Gherardino icona nota
Gianni confidente loro; nè si dubitava che, non si scoprendo obstaculo, fareb-
bono el medesimo degl'altri compagni et di tucti quelli che non andavano alla
via loro. Però, non vi essendo più cictadino alcuno, nè per potente nè per
guelfo che fussi, che si tenessi sicuro da loro, lo essersi scoperto el pericolo
commune a tucti fu causa che communemente si pensò del rimedio. El quale
consultato secretamente tra gli inimici loro, conclusono che, poichè havevano
e' Consigli bene disposti, non era necessario uscire de' modi ordinarii, ma,
come havessino una Signoria a suo proposito, cerchare di sanare la Republica
con le legge et co' partiti. Et la speranza si mostrava propinqua, perchè per
la moltitudine de' divieti et per la strecteza degli squictini, e' segreti de' quali
erano noti, sapevano quasi certo che el primo gonfaloniere di Giustitia sa-

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